La religione è diventato un argomento scottante negli ultimi tempi e sempre più persone non vogliono proprio sentirne parlare.
Questa situazione è abbastanza comprensibile, in quanto spesso le religioni non sono state effettivamente un mezzo per aiutare l’ascesa spirituale delle persone, ma qualcosa di diverso. Questo discorso vale in generale, in quanto è una situazione che si è verificata in molti paesi del mondo.
Religioni a parte, purtroppo è anche accaduto che dall’Oriente, molti sedicenti maestri si sono recati in occidente per adescare i ricercatori che, in buona fede, hanno seguito i loro falsi insegnamenti, per ritrovarsi poi in situazioni davvero spiacevoli. Molti di questi maestri potevano essere delle persone che avevano delle conoscenze parzialmente corrette ed anche per questo era difficile smascherarli.
Tutte queste varie situazioni possono aver portato ad una sfiducia di fondo, ad uno scetticismo diffuso che è riuscito ad intorpidire anche i più volenterosi.
Il punto da chiarire è cosa s’intende propriamente per religione. Se ci si pensa un attimo, si può dire che la religione nasca dal desiderio che uno ha di conoscere la Verità su se stesso, sulla propria vita, sul senso dell’esistenza e quindi dal desiderio di riconoscere il proprio vero Sé e di connettersi con il potere che ci ha creato, che chiamiamo Dio.
Questa è una propensione naturale che riguarda tutti e che non ha bisogno di essere spiegata. Fa parte del nostro essere umano, un essere che ha alzato la testa e ha cominciato a farsi delle domande e a voler conoscere. Questa sete di conoscenza si può attribuire al gesto di Eva che ha colto la mela proibita; in verità è solo una parte importante ed integrante della nostra ascesa, che ci permetterà di raggiungere il livello più alto della nostra evoluzione.
Nella storia sono nate persone più evolute spiritualmente che hanno cercato di guidare gli altri esseri umani in questo percorso di ascesa e di avvicinamento a Dio. Da essi, paradossalmente, sono nati dei movimenti religiosi organizzati che, pur non sapendo come, volevano intercedere fra Dio e gli esseri umani. Per quanto molti potessero essere in buona fede, in definitiva si sono solo ottenuti dei sistemi ritualistici e dogmatici.
Ora però le cose sono cambiate: non solo la consapevolezza degli esseri umani si è evoluta a livello di massa, ma ora è anche possibile ottenere direttamente la propria connessione con Dio, la propria religione, la conoscenza del proprio Sé, tramite questo sistema di Sahaja Yoga, di Unione Spontanea (Yoga significa unione, mentre sahaja significa spontaneo). Niente paroloni, niente soldi, niente organizzazioni, niente dogmi.
Lo Yoga è dentro di noi, siamo noi. Ci serve solo la chiave di avviamento e poi tutto va da sé.
Nonostante questo, o forse proprio per questo, Sahaja Yoga non è stato considerato dalle maggiori religioni, perché se tutti diventassero realizzati e connessi spontaneamente con il Divino, probabilmente i sostenitori delle religioni rimarrebbero disoccupati. Non capiscono, purtroppo, che questa cosa meravigliosa è anche per loro, perché anche loro possano ottenere quello che, magari un tempo, avevano cercato: la connessione con Dio.
Ciao Silvana! Ho un dubbio che mi stuzzica da un po’…è un anno che medito, ma ancora la questione della “diretta connessione con Dio”, personale, resta un po’ in sospeso. Cosa si intende? Io so che voglio continuare su questa strada, che sto bene, quando stabilisco una pratica regolare, non forzata e tranquilla tutti gli aspetti della mia vita ne risentono positivamente, so che il mio benessere arriva a toccare anche la mia voglia di cercare e di leggere degli insegnamenti di Grandi Maestri (cosa che prima non succedeva)…e ciò è già un grande passo…ma a parte questo…cosa vuol dire in modo pragmatico la connessione con Dio? so che avviene grazie al risveglio della Kundalini, e che quando siamo in meditazione siamo connessi con Dio ed anche tra di noi…
Come “sento” in modo diretto Dio? come ne ho “esperienza”? Sembra che tanti ne abbiano proprio certezza, in modo del tutto personale ovvio…Addirittura una volta ho letto una testimonianza di una signora che diceva “che meraviglia, quando medito in presenza di Dio”… proprio non capisco. E’ qualcosa che (per ora?) non riesco ad afferrare.
Spero di non aver fatto una domanda troppo …”domandona” 😀
Grazie mille se riuscirai a rispondermi.
Capisco benissimo quello che provi, per anni mi sono fatta la stessa domanda – i primi anni. Sentivo poco sulle mani qualcosina nei miei chakra lungo la schiena, ma niente di particolarmente eclatante. Per cui mi chiedevo: è tutto qui? C’è qualcosa di più?
La risposta è: si e no.
E’ la nostra Kundalini che connettendosi con l’assoluto ci dona questo stato di benessere prima e di beatitudine poi. Ma il punto è: quanta Kundalini arriva al nostro Sahasrara chakra, dove appunto avviene lo Yoga? Quando noi cominciamo i nostri chakra possono essere più o meno chiusi, la cosa è personale; poi meditando regolarmente si aprono, gradualmente sempre di più.
Ma l’ambiente in cui ci troviamo non ha molte vibrazioni, per cui il processo è molto lento. Se ti trovassi in un posto sacro (veramente sacro, non per modo di dire) allora là le vibrazioni sarebbero molto più forti e progrediresti molto più velocemente.
Allora come fare?
Qui ci viene incontro la collettività. Se persone realizzate si incontrano, le loro Kundalini si vanno a sommare, anzi meglio si elevano a potenza (energia Kundalini ^ numero di persone); per cui meditare con altri sahaja yogi aiuta molto, magari partecipare a seminari, nazionali e – ancora meglio – internazionali. Questa è la prima cosa.
La seconda cosa è condividere. Nel momento in cui aiuti altre persone a risvegliare la loro Kundalini, allora questo ha un riflesso anche su di te, la tua stessa Kundalini diventa più forte.
Ti racconto un breve aneddoto, per comprendere. Anni fa, andavamo ad un mercatino biologico alla domenica (1,2 volte al mese) per parlare di sy alla gente. Non si avvicinavano in molti, erano i primi tempi che facevamo queste cose. Poi un giorno accadde che era pure nuvoloso e alla fine piovve pure. Per cui tornata a casa mi sentivo molto scoraggiata, mi dicevo “che peccato una domenica persa” e invece, sedendomi a meditare, proprio in quell’occasione, sentii la mia Kundalini fortissima e il cuore che mi si apriva tantissimo.
Ora descrivere quello che si prova, non è che poi ti aiuta a sentire lo stesso. Ma il senso di questa esperienza è il nostro impegno a mettere in azione noi stessi, non solo per migliorare noi stessi ma tutto il mondo. Questa è al cosa che ci fa crescere di più.