- Krishna disse: Si dice che c’è un albero eterno (Ashvattha)[1] le cui radici sono in alto e i rami verso il basso, le cui foglie sono canzoni sacre [2], e colui che le conosce, conosce i Veda.
- I rami di tale albero si estendono sia verso l’alto che verso il basso, si sviluppa tramite le tre guna e i suoi germogli sono i vari sensi [organi di senso, mente, ecc.]; le sue radici si diffondono anche verso il basso dando così origine alle azioni nel mondo degli umani.
- Gli uomini non vedono la forma di questo albero, né il suo inizio, né la sua fine, né la sua base.
- Che il saggio recida con la affilata spada del distacco questo albero così fortemente attaccato dalle radici, e cerchi quel sentiero del non ritorno. Tale persona può dire: “Vado a cercar rifugio da quello Spirito Eterno da cui il corso della creazione ha avuto origine”.
- Perché la persona dalla conoscenza pura, senza orgoglio o illusioni, libera dalle catene dell’attaccamento, con la sua anima sempre rivolta verso il suo Spirito interiore, tutti i desideri egoistici svaniti, e libero dai due contrari noti come piacere e dolore, va alla dimora dell’Eterno.
- Lì il sole non risplende, né la luna dà luce, né il fuoco brucia, poiché la luce della Mia gloria è lì. Coloro che raggiungono quella dimora non tornano più.
- Una scintilla del Mio Spirito eterno diventa in questo mondo un’anima vivente; ed essa attira intorno al suo centro i cinque sensi e la mente che hanno le loro radici nella natura.
- Quando il Signore (lo Spirito) arriva in un corpo e quando da un corpo si diparte, Esso li porta con sé (il corpo sottile), proprio come il vento porta con sé i profumi (da un luogo all’altro).
- Mentre la mente governa i sensi – udito, vista, tatto, gusto e odorato – questo gioisce del loro mondo.
- Quando parte dal corpo o quando vi risiede o gioisce di esso, coloro che sono confusi dall’illusione delle guna non Lo vedono, ma colui che ha l’occhio della saggezza Lo riconosce.
- Gli yogi con grande forzo Lo riescono a percepire dentro di sé; ma coloro che sono impuri e insensibili, per quanto si sforzino, non Lo potranno mai percepire.
- Quello splendore di luce che viene dal sole e che illumina l’intero universo, la soffice luce della luna, la lucentezza del fuoco – sappi che vengono da Me.
- Permeando la terra, supporto tutte le creature grazie alla Mia energia vitale, e divenuto la gustosa linfa della pianta sacra Soma nutro tutte le piante.
- Io divento il fuoco della vita che è in tutte le cose viventi; ed in unione con il respiro che inspira ed espira Io brucio i quattro tipi di cibo.
- Ed Io sono nel cuore di tutto. Con Me vengono la memoria e la saggezza, e senza di Me esse decadono. Io sono il conoscitore e la conoscenza stessa dei Veda, ed anche il loro creatore.
- Ci sono due principi in questo universo, quello che perisce e quello che non perisce. Tutte le creature viventi (nel loro aspetto fisico) sono mortali, mentre l’anima immobile non perisce.
- Ma il più alto Spirito è un altro: è chiamato lo Spirito Supremo. Esso è il Dio dell’Eternità che, pervadendo tutto, tutto sostiene.
- Perché Io sono aldilà di ciò che perisce, e persino aldilà di ciò che è imperituro, in questo mondo e nei Veda Io sono conosciuto come lo Spirito Supremo.
- O Arjuna, chi, non offuscato dall’illusione, Mi vede come lo Spirito Supremo, egli conosce tutto quello che c’è da conoscere, e Mi adora con tutta la sua anima.
- Io ti ho rivelato la dottrina più segreta, Arjuna. Colui che la conosce diventa spiritualmente illuminato (buddhi-man), ed il suo compito in questo mondo è compiuto.
Note
[1] Nelle Upanishad si menziona un particolare e divino eterno Ashvattha: ‘Urdhva Mulan
adhahosakha asvattha’ ‘asvattha with its roots in heaven and branches in the world’.
Katha Upanishad dice:
“Le sue radici sono in alto, i suoi rami in basso–
Questo è l’eterno albero!
Quella (radice) invero è la Purezza. Quella è Brahma.
Quella invero è chiamata l’Immortale.
Su essa tutti i mondi riposano
E nessuno mai va oltre essa.
Questa, in verità, è Quella!” (Kath U VI, 1).
[2] le foglie sono i chakra e le canzoni sacre sono i bija mantra e i bija akshar. Da una descrizione del sistema sottile usando la metafora dell’albero.