Ogni volta che il dharma decade e l’ingiustizia prende il sopravvento, il Mio Sé prende forma sulla Terra. (Cap 4 – Bhagavad Gita)
Poi Krishna riflettè su come avrebbe dovuto lasciare questo mondo. Avrebbe potuto farlo nel ruolo che gli competeva, da essere divino, ma non volle.
“Gli atei e gli invidiosi non possono capire la natura trascendentale dei miei atti, non mi accettano come il Signore Creatore e Mantenitore di tutto ciò che esiste. Se io scomparissi nella mia gloria, come potrebbero sostenere le loro tesi diaboliche? Come potrebbero rimanere in questa prigione materiale, che è la cosa che desiderano più di tutto? Ebbene, io darò loro l’opportunità di contestare la mia Natura Suprema morendo come un uomo.”
Intanto che rifletteva si sdraiò e si addormentò. Mentre dormiva, passò di lì un cacciatore che lo scambiò per un cervo addormentato e così lo uccise con una freccia. (Ultimo capitolo – Mahabharata)
Proponiamo in questo sito, una versione della Bhagavad Gita in italiano. Per chi non la conoscesse, quest’opera suddivisa in 18 capitoli, è una parte di una più ampia opera epica che va sotto il nome di Mahabharata.
La storia principale è incentrata sulla lotta tra il “bene” e il “male”, tra ciò che è retto e giusto e ciò che è immorale e perverso. I protagonisti sono le due famiglie discendenti del re di Hastinapura, di cui una – i Pandava – incarna i principi della rettitudine, del dharma, mentre l’altra – i Kaurava – incarna i principi di disonestà e immoralità. Alla fine, la contesa fra le due famiglie si risolve in una guerra, ma nel momento in cui le due famiglie si ritrovano faccia a faccia sul campo di battaglia, Arjuna (uno dei fratelli Pandava) si sente confuso perché gli riesce difficile di credere di essere là a dover uccidere i suoi parenti, i suoi amici e maestri. In questo momento di sconforto, ferma il suo carro nel mezzo dei due eserciti opposti e chiede consiglio al suo auriga, che altri non è che Shri Krishna.
Shri Krishna trova parole di conforto parlando della Verità Ultima, dell’importanza dello Yoga, della connessione con il Divino che è la nostra vera fonte di gioia e beatitudine; e ad un certo punto si rivela, rivela la Sua vera forma ad Arjuna, la Sua vera forma di Dio Supremo, Eterno ed Onnipotente (Cap 11).
Sembra un dilemma alquanto anacronistico, in quanto noi non abbiamo alcuna guerra da combattere, ma se ci guardiamo dentro, situazioni analoghe possono esserci capitate a volte nella vita. Se siamo persone oneste, giuste e di cuore, ci riesce davvero difficile concepire di fare del male agli altri, pure se gli altri ci fanno del male; e allora ci chiediamo che fare, come ci dobbiamo comportare in questi casi.
Ora non è che Shri Krishna ci inviti a togliere di mezzo tutti i nostri nemici, ma ci invita al distacco, ad essere testimoni della nostra esistenza, a dedicarci alla nostra ascesa spirituale e quindi a non preoccuparci di quello che fanno gli altri perché poi, agli occhi di Dio, noi siamo solo responsabili di noi stessi: se seguiamo la retta via saremo compensati, ma se devieremo da essa… non ci sarà fine alla nostra pena.
È interessante mettere in evidenza il periodo storico in cui questi eventi sono ambientati. L’avvento di Shri Krishna segue quello di un’altra importante manifestazione Divina, quella di Shri Rama. Shri Rama era venuto al mondo in un periodo in cui non c’era alcun rispetto del Dharma. Per cui il Suo compito era quello di rispettare perfettamente le Leggi (anche al punto da accettare un ingiusto esilio, per rispettare il volere della matrigna e la promessa fattale dal padre), anche a costo di un sacrificio personale (quello di mandare in esilio la moglie).
E quello che è successo è che effettivamente le persone hanno cominciato a diventare dharmiche, ma in modo estremo; erano diventate molto rigide e ritualistiche e quindi, fisse nel loro modo di agire nella convizione di essere a posto, non continuavano così il loro percorso evolutivo. In ogni caso, la loro osservanza delle leggi veniva dalla paura e non della profonda conoscenza e comprensione del proprio Sé. Ed è così che Shri Krishna è venuto per parlare del Sé interiore, della Evoluzione e dello Yoga – il fine e il mezzo della nostra evoluzione.
Non solo. A causa dell’eccessiva rigidità, la gente era diventata troppo seria e vedeva anche il suo rapporto con Dio in modo serio e rigido, negando quindi a se stessi la concezione di un Dio che fosse Puro Amore e Gioia. Ed è così che Shri Krishna ha parlato di Lila (gioco); del gioco della vita, un gioco che non è irriverente, ma innocente, che da pura gioia.
Ora, nella traduzione di questa opera che è scritta in lingua sanscrita, una cosa di cui ci si rende conto è della limitazione della nostra lingua che non ha un corrispettivo per alcuni termini sanscriti; per cui a volte sono usate delle perifrasi e termini che non sempre rendono appieno il senso pieno del termine originale. È per questo che sono nate diverse versioni di questa opera. Noi abbiamo cercato di mantenere un linguaggio il più possibile simile a quello usato su questo sito, in modo che il lettore ritrovi corrispendenza nei vari argomenti trattati nel sito.
Solo alcune note riguardo questa versione della Bhagavad Gita:
- nel testo vengono usate espressioni per indicare Dio – Bhrama, Shri Krishna, Signore Supremo, ecc – sono del tutto equivalenti
- nel testo si usa il termine Atma per indicare a volte lo Spirito e a volte l’Anima (la differenza fra i due è descritta nell’articolo Differenza fra Spirito e Anima); inoltre, usiamo il termine Sé e Spirito con la stessa valenza
- le 3 Guna sono la stessa cosa che le 3 Nadi: Sattva Guna è Sushumna Nadi, Rajo Guna è Pingala Nadi, Tamo Guna è Ida Nadi.
- nel cap 6 Shri Krishna parla della meditazione, di cosa si ottiene dalla meditazione, ma non come effettivamente si raggiunge questo stato di meditazione; sarà Dnyaneshwara, molto anni dopo, a parlare della Kundalini e dei chakra e di come effettivamente si può raggiungere questo stato di meditazione.
- per quanto Shri Krishna parli della divisione della società in diversi ordini (quelle che sono comunemente chiamate caste), però ribadisce il concetto che TUTTI hanno lo Spirito e TUTTI possono ottenere la propria Realizzazione del Sé; quindi l’idea che si debba considerare un ordine superiore all’altro, non ha senso.
- gli epiteti descrittivi per Arjuna e Shri Krishna sono stati omessi o sostituiti con i loro nomi, per dare maggiore scorrevolezza al testo.