Introduzione
Udite la voce del Bardo!
Che Presente, Passato & Futuro vede,
Le cui orecchia hanno udito
Le Parole Sante
Che passeggiava tra gli alberi antichi,
Chiamando l’Anima decaduta,
E piangendo nella rugiada notturna,
Che potrebbe controllare
Il polo stellato
E la caduta, la caduta luce rinnovare!
O Terra, O Terra ritorna!
Sollevati al di sopra della rugiadosa erba;
La notte s’è dileguata,
E il mattino
sale da una massa intorpidita.
Non andare più via.
Perché andartene?
Il pavimento stellato,
La spiaggia umida
Ti sono concesse fino al sorgere del mattino.
I “Canti dell’Innocenza” cominciano con il canto di un allegro Zufolaro, mentre qui si comincia con l’invocazione del Saggio Bardo affinché porti la sua conoscenza al mondo, all’anima del mondo decaduta. È comunque un canto di speranza e di desiderio di rinnovo, di ricerca dei valori perduti: “la notte di è dileguata e il mattino sta per tornare” e portare quindi di nuovo sul mondo la sua luce.
Quindi, la perdita di valori e lo smarrimento non corrispondono ad una fine e i canti di William Blake non sono un pianto di desolazione; ma sono solo una fase, forse una fase di ricerca che portando il ricercatore-uomo ad ottenere solo infelicità e afflizioni, gli permettono di sviluppare una rinnovata fede. Il Male è visto come un mezzo per riconoscere il Bene, il Buio permette di apprezzare la Luce.