È facile essere distaccati in situazioni che non ci riguardano direttamente, ma quando gli avvenimenti riguardano le nostre ambizioni o i nostri desideri più intimi, allora diventa decisamente più difficile. Queste due aneddoti Zen, mostrano il caso di due persone che sono riuscite a mantenere il distacco.
Hakuin e il bambino a sorpresa
Il maestro Zen Hakuin era lodato dai vicini per la purezza della sua vita. Ma la vita sfidò questa sua virtù nelle spoglie di una bella ragazza, figlia dei suoi vicini.
I genitori di questa ragazza avevano un negozio di alimentari e, un giorno, come un fulmine a ciel sereno vennero a sapere che la figlia era in cinta. La cosa fece arrabbiare molto i genitori e insistettero così tanto a far confessare la riluttante ragazza, che lei finì col dire che il responsabile fu il maestro Hakuin.
I genitori, senza pensarci due volte, si lanciarono arrabbiati contro il maestro, il quale, mantenendo la calma, semplicemente rispose: “Ah sì?” .
Accusare un maestro Zen di mancare alla propria castità non era un’offesa da poco, ma aver perso la proprio reputazione non scompose minimamente il maestro Hakuin. Quando il bambino nacque e lo portarono da lui, lui si occupò del bambino con molta sollecitudine, procurandosi tutto quello di cui aveva bisogno da un vicino.
Dopo un anno, la ragazza madre non resistette più alla vergogna dell’accusa infamante che aveva fatto e disse ai genitori la verità: il vero padre del bambino era un giovanotto che lavorava al mercato del pesce.
La madre e il padre della ragazza andarono subito da Hakuin a chiedergli il perdono, a fargli le loro scuse e a riprendersi il bambino.
Hakuin non fece obiezioni, nel cedere il bambino, tutto quello che disse fu: “Ah sì?”.
Testugen e la pubblicazione dei Sutra
Tetsugen, un fedele seguace dello Zen in Giappone, decise di pubblicare i sutra, che a quel tempo erano disponibili soltanto in cinese. I libri dovevano essere stampati con blocchi di legno in un’edizione di settemila copie: un’impresa enorme, sopratutto considerata moltitudine dei Kanji giapponesi (gli ideogrammi della lingua giapponese del tutto simili a quelli cinesi ma pronunciati diversamente).
Tetsugen cominciò col mettersi in viaggio per raccogliere i fondi necessari. Alcuni simpatizzanti gli diedero un centinaio di monete d’oro, ma per lo più riuscì a ottenere soltanto piccole somme. Lui ringraziò tutti i benefattori con uguale gratitudine. Dopo dieci anni Tetsugen aveva abbastanza denaro per cominciare l’impresa.
E proprio allora il fiume Uji straripò. L’alluvione portò la carestia e Tetsugen decise di impiegare i fondi raccolti per salvare la gente alluvionata dalla fame. Poi ricominciò la colletta.
Parecchi anni dopo, il paese fu colpito da un’epidemia. Ancora una volta Tetsugen decise di impiegare i fondi per salvare la gente e diede via tutto quello che aveva raccolto.
Si rimise all’opera per una terza volta, e dopo vent’anni finalmente riuscì a realizzare il suo desiderio.
I blocchi di legno utilizzati per la stampa dell’opera nella prima edizione sono tutt’oggi esposti nel monastero Obaku di Kyoto. I giapponesi dicono ai loro figli che Tetsugen ha fatto tre raccolte di sutra, e che le prime due, invisibili, sono persino superiori alla prima.
Racconti tratti da “101 Storie Zen”.
Mi ricosco nel racconto, ogni volta che inizio la raccolta, viene spazzata via da altre priorità. Grazie a Shri Mataji che mi ha benedetto con la qualità di accettare ogni cosa. JSM.