Guru Nanak visse in un periodo in cui la degradazione morale, l’anarchia e il fanatismo religioso avevano portato l’India verso un periodo di instabilità. Grazie alla purezza della sua vita e alla sua grande compassione, Guru Nanak poté unire le sue comunità di indù e musulmani, che egli accoglieva semplicemente chiamandoli Sikh (cioè “veri ricercatori”).
Guru Nanak nacque nel 1469 in Lahore (nell’odierno Pakistan) e mostrò subito interesse per argomenti spirituali fin dalla più tenera età.
Suo padre, Metha Kalu, fece del suo meglio per orientare l’attenzione di Nanak verso le faccende terrene. Per esempio, una volta egli disse al figlio di lavorare la loro terra; il figlio andò nei campi, ma una volta là si immerse in meditazione piuttosto che prestare attenzione al suo lavoro. Come il padre lo rimproverò per la sua inattività, Guru Nanak semplicemente rispose: «Io non sono ozioso, io sono occupato a badare ai miei campi.» Kalu gli chiese, «E dove sono i tuoi campi?» il figlio replicò, «Il mio corpo è il mio campo. La mia mente è il mio lavoratore. La virtù è la mia coltivazione. La modestia è l’acqua per l’irrigazione. Ho seminato il campo con i semi del sacro Nome del Signore. La soddisfazione è l’erpice del mio campo. L’umiltà è la siepe. I semi germineranno in un buon raccolto con amore e devozione. Fortunata è la casa nella quale un tale raccolto è fatto! O signore, mammona non ci accompagnerà nel prossimo mondo. Esso ha infatuato il mondo intero, ma ci sono alcuni che hanno compreso la sua natura illusoria.»
Guru Nanak aveva solo una sorella di nome Nanaki. Ella sposò Jai Ram, un Dewan al servizio di of Nawab Daulat Khan Lodi, che era un parente del Sultano Bahlol (il corrente Imperatore di Delhi). Un giorno, visitando i genitori e vedendo la loro angoscia, propose di prendere con sé il fratello e di procurargli un lavoro attraverso l’influenza del marito, così venne deciso il viaggio a Sultanpur.
Così dicendo, il giovane si congedò e l’indomani partì. Poco dopo il suo arrivo, il cognato gli procurò un impiego come magazziniere che Nanak esercitò con diligenza. Nel frattempo, si era sposato con la giovane Matta Sulakhani e conduceva la vita di un responsabile capofamiglia dimostrandosi un marito ideale. Da questa unione nacquero due figli, Lakshmi Das e Sirt Chand.
Dopo alcuni anni Nanak capì che la sua prima missione era terminata: era giunto il momento di diventare il Nirankari, il Servitore di colui che non ha forma. Lasciata la vita domestica, giunse sulle rive del fiume Bayen, che circondava Sultanpur. Mentre meditava, gli apparvero tutte le forze malefiche e terrificanti del Kali Yuga (Era del Caos), per deviarlo dallo scopo cui si stava dedicando; ma esse non riuscivano a scomporlo e sconfitte fuggirono. Al loro posto, giunsero tutte le tentazioni: bellezza, salute, ricchezza. Ogni godimento terreno tentava inutilmente di sedurre il Sat Guru (Maestro di Verità). Gli furono offerti poteri miracolosi e il regno del mondo, ma egli disperse le tenebre con parole di luce:
«Svanite, tutti voi, e scegliete i cuori dei folli che non hanno l’Onnipotente nei loro cuori».
Per tre giorni, Nanak rimase nell’estasi della meditazione, aprì infine gli occhi, guardò la grandezza della creazione e dal suo cuore sgorgò il Jap, o «La Lode».
All’età di circa 30 anni, egli cominciò le sue peregrinazioni attraverso l’India e oltre. Visitò Sri Lanka, Myanmar, Mecca e Medina, la Turchia, l’Arabia, Baghdad, il Siam e molti altri paesi. Egli sostenne controversie con i sacerdoti indù e musulmani e di altre religioni, cercando di diffondere la sua parola di amore, pace e unità fra tutti.
Guru Nanak fu anche un riformatore. Egli attaccò la corruzione nella società e protestò fortemente contro ogni forma di formalismo e ritualismo. Egli portò il messaggio di pace e amore per tutti. Era molto liberale nelle sue vedute: per esempio non osservava le regole imposte sulle caste. Fece del suo meglio per rimuovere la superstizione dal popolo e predicò la purezza, la giustizia, la bontà e l’amore di Dio.
Dopo anni di peregrinazioni e prediche, Guru Nanak si stabilì con la sua famiglia a Kartapur e morì il 22 settembre 1539 all’età di 69 anni.
Insegnamenti
I suoi insegnamenti sono raccolti e preservati nel Adi Granth, il libro sacro dei Sikh.
Vero amore e devozione verso Dio
Egli diede molta importanza alla preghiera fatta con il cuore: “Niente può essere raggiunto dall’uomo senza il favore divino”. Ma cosa potremmo mai chiedere a Dio se non il Suo completo amore? Egli disse: “Ama Dio come il fiore di loto ama l’acqua, come l’uccello Chatak ama la pioggia, come una moglie ama suo marito. Fai dell’amore divino la tua penna e del tuo cuore lo scrittore. Se tu ripeti il nome di Dio, tu vivi; se lo dimentichi, tu muori. Apri il tuo cuore a Lui”.
“Un cuore puro pieno di intensa devozione è una moschea che l’Onnipotente Creatore di tutto rende Sua casa”. “Il silenzio della devozione apre la porta che conduce alla presenza del Grande Amato”.
Descrizione dei nostri passi evolutivi
Nei Japji (mistici poemi pronunciati dal Maestro), Guru Nanak ha dato una vivida e concisa descrizione degli stadi attraverso cui l’uomo deve passare in modo da raggiungere la finale dimora di pace ed eterna beatitudine. Ci sono 5 stadi o Khandas:
Dharm Khand o ‘Reame del Dovere’: Tutti devono fare il proprio dovere propriamente, devono procedere lungo il cammino della rettitudine e saranno giudicati secondo le loro azioni.
Gyan Khand o ‘Reame della Conoscenza’: Dove lo spirito della conoscenza divina regna. L’aspirante svolge il suo dovere con intensa fede e sincerità, ha la conoscenza ora che solo facendo il suo dovere in modo perfetto può raggiungere la dimora di beatitudine o l’obiettivo della vita.
Sharam Khand o ‘Reame di Estasi’: C’è consapevolezza e gioia spirituale. C’è bellezza. Il Dharma è diventato parte integrante del carattere. Non è più una questione di dovere o conoscenza.
Karam Khand o ‘Reame del Potere’: Il Dio del potere regna su questo reame. L’aspirante acquisisce potere. Diventa un potente eroe, invincibile. La paura della morte sparisce.
Sach Khand o ‘Reame della Verità’: Il Nirakar (senza-forma) regna. Qui l’aspirante diventa uno con Dio. Ha ottenuto la realizzazione di Dio, egli stesso è diventato una divinità e ha raggiunto il fine della sua esistenza. Ha trovato la sua permanente dimora di pace. Così termina l’arduo viaggio della sua anima.