Questa è una delle storie buddiste più famose, tramandata di generazione in generazione, e dà una chiara indicazione di quale sia il vero senso del distacco e del silenzio interiore. Quando si è in contatto con la vera natura di sé stessi, il vero sé, tutto fluisce in modo spontaneo; quando si cominciano a porre limiti tramite condizionamenti vari, allora tutte le energie si bloccano e ristagnano dentro di noi, impedendoci di conoscere e apprezzare il mondo in tutte le sue nuance.
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Un giorno due monaci buddisti stavano facendo ritorno al loro monastero, camminando in silenzio. Essi praticavano lo stato di testimonianza, osservando i loro pensieri e il mondo in modo distaccato.
Giunti alla riva del fiume che li separava dalla loro meta, notarono che non c’era il barcaiolo che solitamente li traghettava dall’altra parte del fiume. Attesero a lungo ma questi non si fece vivo.
Nel frattempo, giunse una giovane donna che analogamente si mise in attesa del barcaiolo per attraversare il fiume.
Cominciava a farsi buio, per cui decisero che non era più il caso di aspettare e che sarebbe stato meglio attraversare il fiume da sé.
Vedendo però la donna in difficoltà, uno dei monaci si offrì di aiutarla e la portò sulle spalle mentre attraversava il fiume. Dopo la traversata, la donna ringraziò e i due monaci proseguirono il loro cammino verso il monastero in silenzio.
Quando ad un certo punto, l’altro monaco interruppe il silenzio: «Come hai potuto fare una cosa del genere? Noi non dovremmo avere nessuna relazione con le donne, figurati poi toccarle e nientemeno portarle sulle spalle!»
Il monaco che aiutò la donna compassionevolmente rispose: «Io ho lasciato quella donna tempo fa, sulla sponda del fiume, ma tu, mio caro, la stai ancora portando con te».
Allora l’altro monaco comprese. Il silenzio e pace interiore ritornarono in lui.
nn conoscevo la storia…e’assoutamente vero quando tra i pensieri si fa spazio il silenzio e’una sensazione di pace divina..