Lettera di Bruno

Pubblico questa testimonianza che ci è stata scritta da un detenuto del Carcere di Velletri. dove, da poco, abbiamo ricominciato i corsi di Sahaja Yoga. Questa è la seconda di due lettere scritte da Bruno, il quale ha cominciato, ai primi di marzo, l’esperienza di Sahaja Yoga. Il contenuto di questa lettera è stato sottoposto anche all’attenzione del garante dei diritti dei detenuti.

lettera di Bruno parte 1lettera di Bruno parte 2


Velletri, lunedì 9 aprile 2012

NB: IL MIRACOLO E’ AVVENUTO: OGGI, 11 aprile 2012, GRAZIE ALLO YOGA HO SMESSO DI FUMARE! ANCORA NON CI POSSO CREDERE.

Rieccomi qua, sto scrivendo queste poche righe per raccontarvi cosa mi è capitato il giorno 4 aprile presso il carcere di Velletri, in una saletta dove si svolge il corso di Yoga, una stanzetta umile e semplice come lo yoga.
Mi trovavo insieme ai miei maestri, tre splendide persone, le quali mi trasmettevano un senso di pace incredibile; spero che un giorno anch’io diventerò come loro.
Ma torniamo al discorso.
Stavamo facendo lo yoga: eravamo circa 12, tra detenuti e maestri. A un certo momento ho posato la mano sul capo (fontanella), così si chiama, e ho sentito una sensazione bellissima, incredibile! Per la prima volta ho provato un piacere di pace interiore e non ho potuto trattenere le lacrime nonostante io non avessi voluto piangere: mi uscivano come una fontanella.

Sembravo come, nel gergo che usano i giovani, “stavo ‘fatto’ di pace”. Non riesco neanche a spiegarmelo.
I benefici che ho tratto svolgendo questa disciplina, sono i seguenti: ho trovato quella serenità che fuori non avevo, malgrado io sia rinchiuso. L’amore verso la mia famiglia e verso il prossimo, indistintamente (prima ero un po’ razzista verso gli stranieri). Ora riesco a trasmettere la mia pace anche agli altri detenuti e alle Guardie.
La mia vita si è ‘ribaltata’ in meglio. Quando stavo fuori da queste mura per me contavano solo i soldi e le cose materiali. Oggi non è più così.
Se non avessi scoperto lo yoga, oggi stavo sicuramente dentro un ospedale giudiziario. Prima, fino all’età di 43 anni, mi rosicchiavo le pellicine delle mani fino all’osso. Le ho provate tutte: peperoncino, medicine farmaceutiche… niente da fare. Oggi le mie unghie sono lunghe e ben curate.
Prima fumavo come un dannato.
Dio sicuramente farà chiara luce, ne sono sicuro, sulla mia condizione di detenuto.
Faccio di nuovo presente che grazie allo yoga ho ricevuto tramite Dio una vita nuova.
E questo è un dono che non tutti possono avere. E sono divenuto ‘maestro di me stesso’.
Ho molta fede nelle istituzioni, e poi dalla mia parte ho tanti angeli custodi: mio fratello Davide, che ho perso in un incidente stradale, mio papà Felice, che non c’è più, mia mamma che non ho mai conosciuto perché l’ho persa quando avevo tre mesi.
Quindi, tornando a noi: lo Yoga è una disciplina fantastica… potete provare questo incredibile dono che consiglio a tutti, anche agli altri detenuti. E’ gratis, non costa nulla… è l’unica cosa che in Italia non si paga.

Bruno

A cura di Lucio Grasso

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