Lo Spazzacamino

Quando mia madre morì ero molto giovane.
E mio padre mi vendette quando ancor la mia lingua
Poteva a mala pena gridare ‘weep! ‘weep! ‘weep! ‘weep!
Così i vostri camini io spazzo, e nella fuliggine dormo.

C’è il piccolo Tom Dacre, che pianse quando la sua testa,
Che è arricciata come la schiena d’un agnello, fu rasata: così dissi,
“Zitto, Tom! lascia stare, perché quando la tua testa è calva,
Lo sai che la fuliggine i tuoi capelli bianchi non può rovinare!”

E così lui si calmò, e proprio quella notte,
Come Tom dormiva, ebbe una visione –
Che migliaia di spazzini, Dick, Joe, Ned, e Jack,
Erano tutti rinchiusi in nere bare.

E venne un angelo che portava una fulgida chiave,
E le bare aprì andandoli a liberare.
Poi in una piana verde essi andarono saltando, ridendo e correndo,
E lavandosi al fiume, e brillando al sole.

Poi nudi e bianchi, abbandonate le loro borse
Si levarono fino alle nuvole e volteggiarono nel vento.
E l’angelo disse a Tom, se fosse un bravo bambino,
Avrebbe Dio come padre, e non vorrebbe mai gioia

E così Tom si svegliò, e ci alzammo nel buio
E prendemmo le nostre borse e spazzole per lavorare.
Sebbene la mattina fosse fredda, Tom era felice e caldo,
Così se tutti fanno il loro dovere non devono temere alcun male.

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