William Blake nacque il 28 novembre 1757 a Soho, uno dei quartieri centrali di Londra, all’indirizzo di 28 Broad Street, che corrisponde all’odierno 7 Marshall street. La sua casa fu demolita e ricostruita e al numero 8 di Marshall street ci sono dei locali dedicati all’artista e alla sua opera.
Il padre era commerciante benestante di maglieria e sua madre si occupò della sua istruzione. William mostrò fin da piccolo un notevole talento artistico che i suoi genitori incoraggiarono mandandolo prima in una scuola di disegno e poi in apprendistato presso l’incisore James Basire nel 1772. Finito l’apprendistato, nel 1779 William si iscrisse alla prestigiosa Royal Academy of Art’s Schools of Design, dove cominciò a fare le sue prime esposizioni alle mostre d’arte organizzate dalla scuola e ad allacciare amicizie con altri artisti.
Nel 1782 William sposò Catherine Boucher, la figlia di un fioraio ambulante. Il loro primo incontro fu alquanto particolare: William era andato a trovare dei conoscenti e là si lamentava di una cocente delusione d’amore che aveva appena avuto; Catherine riconobbe subito in lui l’uomo della sua vita e, sentendosi mancare, inizialmente si allontanò dalla stanza; poi tornò e Blake, dopo aver finito il suo angoscio racconto, le chiese “Do you pity me?” (hai compassione per me?) e, come lei rispose di sì, lui le chiese di sposarlo. Siccome Catherine era illetterata (non sapeva scrivere) e veniva da una famiglia di “livello inferiore”, il padre di William non approvò mai il matrimonio e non volle più vedere il figlio; morì però ben presto nel 1783. In seguito, Catherine imparò a leggere e a scrivere e aiutò il marito nel suo lavoro: il loro fu un matrimonio molto felice, nonostante le difficoltà che dovettero affrontare. Dopo la morte del padre, Blake aprì uno studio tipografico nel 1984.
La maggior parte della produzione di William Blake furono delle poesie illustrate secondo una tecnica di stampa ideata da lui detta “stampa miniata” (relief etching) che gli permetteva una migliore espressione visuale. Diciamo che Blake è un precursore della comunicazione verbo-visiva. Alcune delle sue prime opere realizzate con questa tecnica sono Songs of Innocence e qualche tempo dopo Songs of Experience; secondo l’artista queste due raccolte rappresentato i “due stati opposti dell’animo”: i primi esaltano la gioia e la freschezza dell’innocenza infantile e rurale; i secondi la perduta innocenza e gioia nell’età adulta.
Nonostante il suo talento e la sua creatività, William Blake visse con la moglie sempre in condizioni economiche abbastanza precarie, cambiando spesso abitazione, perché non volle mai realizzare opere che non lo ispirassero, per puro profitto. A volte fu supportato da alcuni mecenati, quali Thomas Butts e John Linnell, così che potè continuare a produrre le sue opere.
Fino all’ultimo momento, quando giaceva malato nel suo letto, continuò a lavorare alle sue opere, come le tavole per la Divina Commedia e altri lavori. Ad un certo punto si fermò e disse alla moglie “Kate, sei stata una buona moglie, voglio farti il ritratto”.
William Blake morì il 12 agosto del 1827.
William Blake usava passeggiare con la moglie dal centro di Londra (dov’era la sua dimora) fino ad Hampstead Heath che è in cima ad un colle; Hampstead era un posto di ritrovo per molti artisti. Ora, è da notare che l’Inghilterra a livello universale corrisponde al chakra del Cuore, mentre Londra è il Cuore dell’Inghilterra (sempre a livello spirituale); mentre Hampstead è il trigger (generatore di impulsi) del Cuore, che è appunto Londra. Chi ha un minimo di percezione sottile, andando ad Hampstead sarà in grado di percepire delle vibrazioni veramente forti nel proprio chakra del Cuore.
William Blake avrebbe voluto tanto poter visitare l’Italia che amava molto per via dell’abbondanza di grandi opere artistiche, ma non ha mai potuto realizzare quel desiderio.
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Dalla ritratto di William Blake (nella foto annessa a questo articolo) si può notare il carattere di quest’uomo, lo sguardo fiero e intenso rivelano una grande forza interiore: egli si rifiutava categoricamente di dipingere o eseguire alcuna opera se non poteva rappresentarla come la sentiva dentro. Questo atteggiamento gli precluse la possibilità di ottenere importanti commissioni dai magnati dell’epoca e fu causa del precario stato economico cui fu soggetto per tutta la vita.
Le sue opere erano rivoluzionarie, nello stile e nei contenuti. Esse vanno a penetrare gli strati della società fino al livello più profondo e nascosto, tirandone fuori tutti i valori essenziali con estrema precisione e senza remore. Per comprendere a fondo le sue opere bisogna quindi conoscere la società del suo tempo, la crescente “civiltà industriale” che si stava fondando sulla sofferenza dei meno abbienti, la cui vita era un continuo sacrificio, non c’era nemmeno la speranza di una vita migliore; lo sfruttamento minorile era naturale all’epoca e molti morivano prima di aver raggiunto la maggiore età.
È anche importante notare quale rapporto esisteva con la chiesa corrente, che lui – benché credente – contestava apertamente. Le chiese in Inghilterra sono piuttosto buie, cupe e per di più hanno un cimitero vicino, cosa che difficilmente poteva ispirare gioia. Per di più, a quei tempi, il rapporto con la religione era alquanto austero, dogmatico, rigido.
William Blake viene definito dalla critica come un “visionario”, perché – lui stesso dichiarò apertamente – era in grado di avere delle visioni, visioni al di là del nostro immaginario: di angeli, di profeti, di Dio… tutto quello che lui rappresentava lo vedeva davanti a sé. Persino la tecnica della “stampa miniata” disse essergli stata suggerita dall’amato fratello appena deceduto. D’altronde un’ispirazione sublime è piuttosto comune nei grandi artisti: anche Michelangelo Bonarroti era in grado di vedere le forme imprigionate nel marmo. Comunque, queste sue visioni non erano un caso, c’era davvero qualcosa di speciale in lui, come riveleremo fra poco.
Nonostante il talento e la forza vitale che trasmetteva pienamente nelle sue opere, non fu molto apprezzato nella sua epoca; oggi invece le sue opere sono molto apprezzate dagli amanti dell’arte e viene universalmente definito come un’artista “illuminato”. Dal settembre 2019 al febbraio 2020, presso la Tate Britain di Londra c’è stata la più grande esposizione delle opere di Blake di tutti i tempi: una raccolta di 300 lavori, di cui molti raramente esibiti.
Per quanto il suo valore artistico sia oggigiorno ampiamente e meritatamente apprezzato, per noi sahaja yogi William Blake ha un valore ancora più grande. Shri Mataji ci ha rivelato che Egli era l’incarnazione di un personaggio ben noto nella nostra cultura e anche in quella indiana: l’Arcangelo Michele nella prima e Shri Bhairava nella seconda.
È interessante notare la somiglianza fra i ritratti di Blake e le sue raffigurazioni dell’angelo Michele. Peraltro l’angelo Michele si era incarnato precedentemente come Saint George in Inghilterra ed è stato nominato suo patrono.
Parlando dei princìpi sottili dei canali di energia, abbiamo già messo in evidenza i vari aspetti e qualità di essi; ebbene lui incarnava quelli dell’Ida Nadi, il canale sinistro: la forza vitale; il Puro Desiderio che non conosceva ostacoli, che voleva solo esprimere la sua purezza, la sua dimensione sottile profonda; la voglia di vivere e di far ritornare alla vita, di ammonire e di dare importanza a tutti i valori morali che stavano venendo soffocati dalla nascente fredda e inumana civiltà industriale.
Shri Mataji ci ha detto che lui si riferiva proprio a Sahaja Yoga quando diceva che “Tutte le persone del Signore sarebbero diventate profeti” e avrebbero avuto il potere di rendere gli altri profeti; questo effettivamente accade nel momento in cui noi – ognuno di noi – prende la Realizzazione del Sè e la dà a qualcun altro, stabilendo in modo semplice e spontaneo la connessione con il Divino (che è proprio ciò che consente di di diventare profeti).
Peraltro, osservando le sue opere si notano dei chiari riferimenti a certi simbolismi comuni nella cultura sahaja. Ne citerò solo alcuni.
Nella “Job’s Vision of Christ” (Visione di Giobbe del Cristo), si vede Cristo mettere le mani sul Sahasrara chakra (il settimo chakra che è in cima alla testa). Nel “God judges Adam” (Dio giudica Adamo), si vede Dio che non solo punta il dito verso il Sahasrara di Adamo, ma invia proprio l’energia Kundalini verso di esso (durante la gestazione, la Kundalini passa attraverso il Sahasrara del feto e si va a raccogliere nell’Osso Sacro).
Job’s vision of Christ | God judges Adam |
Ci sono molte altre immagini in cui si vede la mano messa sopra il Sahasrara chakra e ci sono poi altre immagini in cui si hanno dei simboli disposti su di esso: stelle, angeli, o fiammelle.
Ci sono poi altre immagini che si riferiscono al Cristo e all’Agnya chakra: per esempio nel frontespizio di “Canti dell’Esperienza” si vede il bambino Gesù che siede proprio sull’Agnya chakra della persona (ricordiamo che nella cultura sahaj Gesù Cristo è considerato come l’incarnazione che ha aperto l’Agnya chakra, vedi Agnya chakra simboli e tradizioni).
In “The Ancient of Days” si vede Cristo seduto nell’Agnya chakra (Shri Mataji ha commentato che in questa figura “Cristo sta premendo giù l’ego e il superego dell’umanità”).
In “The Divine Essence from which the Nine Spheres originate” e in molti altri disegni, si vedono rappresentati proprio i sette chakra e i corrispettivi principi (in forma antropomorfica).
Songs of Experience | The Ancient of Days | The Divine Essence from which the Nine Spheres originate |
Per concludere, il lavoro di William Blake va ben oltre la descrizione dell’esperienza umana, la sua arte esprime l’essenza della Divina Umanità.
Chi pratica la meditazione di Sahaja Yoga può concretamente sperimentare l’effetto sottile nel leggere e visionare i lavori di William Blake; può infatti sentire chiaramente il suo canale sinistro diventare più leggero se non più fresco: viene infatti attivato il Principio Sottile del canale stesso di cui William Blake (ovvero Shri Bhairava) fu una sua manifestazione.
Alcune delle opere di William Blake su questo sito:
Tutte le Religioni sono Uno
Canti d’Innocenza
Canti dell’Esperienza
e su l’Angolo della Poesia: