Un problema che mi aveva afflitto fin da bambina è quello della concentrazione: mi riusciva davvero difficile concentrarmi nello studio e in altre attività, per quanto mi impegnassi di farlo.
Senza andare ad investigare sulle cause di questo problema, che spesso possono essere dovute a fattori esterni, vorrei parlare del modo in cui è stato risolto.
Quando cominciai a praticare Sahaja Yoga ero ai primi anni di università e più che mai avevo bisogno di risolvere quel problema, in quanto provocava un raddoppio del tempo dedicato allo studio, uno studio già di per sé piuttosto notevole.
Una volta che ho cominciato a praticare la meditazione regolarmente e a percepire discretamente i miei chakra sulle mani, ho realizzato che il mio Swadisthan chakra era piuttosto caldo, ovvero sentivo generalmente calore sui miei pollici. La condizione ideale sarebbe sentire fresco, mentre il calore indica un continuo lavoro sul chakra da parte della Kundalini.
Lo Swadhisthan chakra è proprio il chakra che si occupa della nostra attenzione (Nirmala Chitt.) nel lato destro, della pura conoscenza (Nirmala Vidya) nel lato sinistro e della creatività in generale.
Avendo, quindi, realizzato che il mio Swadhisthan non funzionava adeguatamente, cominciai ad aiutarlo con i vari trattamenti (pediluvio, ghiaccio, etc.) e naturalmente la meditazione. In verità, anche la meditazione era piuttosto difficile, perché un flusso incessante di pensieri animava la mia mente e mi impediva di rimanere in consapevolezza senza pensieri. La mia testa era completamente dominata dai pensieri: dal momento in cui mi svegliavo alla mattina fino al momento in cui andavo mi addormentavo non mi davano tregua – e forse pure durante il sonno.
Non posso dire di aver risolto il problema rapidamente, ma già dai primi tempi notai un notevole miglioramento. Per esempio riuscivo ad affrontare gli esami con una calma incredibile, tanto che gli altri studenti rimanevano spesso meravigliati; anche i professori rimanevano favorevolmente impressionati da questa mia tranquillità e peraltro questa mia calma dava loro un’idea di sicurezza in me stessa e quindi di presunta buona preparazione.
Un altro vantaggio di aver migliorato il mio Swadhisthan destro è che non mi riusciva più di arrabbiarmi. E così scoprii (come naturalmente è noto in Sahaja Yoga) che la rabbia veniva perché il fegato era caldo e non perché potevo aver subito un torto o per qualsiasi altra causa esterna! Quando il calore del fegato ha cominciato a ridursi, allora in modo spontaneo non ero più stimolata ad arrabbiarmi, a dispetto di qualsiasi torto potessi subire da altri o di qualsiasi situazione fastidiosa potesse accadermi.
Naturalmente, praticando costantemente la meditazione, c’è stato un lento progredire (suppongo che i tempi di recupero siano diversi per ognuno, dipendentemente dallo stato in cui ci si trovi inizialmente), fino a raggiungere uno stato in cui riuscivo a rimanere per lungo tempo senza pensieri (anche tutto il giorno), in cui la mia attenzione era ferma e riuscivo a concentrarmi bene e quindi ad apprendere velocemente.
Nel mio caso, avendo cominciato a meditare in età adulta, ho necessitato di un certo tempo per recuperare completamente, ma nel caso dei bambini affetti da ADHD (che recentemente risultano essere piuttosto numerosi) si verifica generalmente un recupero più veloce.
Ho partecipato ad alcune classi yoga per bambini di quarta elementare e ho notato come già nel secondo incontro (gli incontri avvenivano settimanalmente), essi manifestassero una maggiore calma e capacità di tenere ferma la loro attenzione e concentrazione; e questo era un grosso risultato considerando che nel primo incontro erano davvero irrequieti e non riuscivano a stare fermi un attimo.
In effetti succede che spesso i bambini inconsapevolmente assorbono i problemi sottili delle persone che li circondano; se i genitori/parenti/amici sono persone iperattive, nervose, o magari anche un po’ aggressive, anche essi ne verranno colpiti a livello sottile. In altre parole il “calore” prodotto dagli altri passerà a loro provocando delle reazioni variabili da caso a caso, generalmente iperattività.
Liberarmi dal calore che il mio Swadhisthan chakra aveva accumulato, in particolare nel fegato, è stato davvero importante per migliorare la qualità della mia vita, oltre che a permettermi di ottenere una migliore concentrazione.
Nota del 2020. Dopo tanti anni di meditazione posso confermare che la liberazione da quell’incessante attività mentale che mi tormentava in gioventù è stata permanente. È interessante notare che mi riesce più facile avere una buona attenzione rispetto ai miei colleghi più giovani, e quindi ad avere una buona memoria.
Questa è un’esperienza recentissima, proprio di ieri.
Ero sul bus per andare fuori città e vicino a me era seduto un bambino turbolento di circa 10 anni che non riusciva proprio a stare fermo e zitto un attimo.
Al ritorno il bambino era seduto vicino alla madre, ma comunque parlava sempre, in continuazione, per tutto il viaggio. Diceva poi di essere stanco, ma non riusciva a dormire.
Chiaramente, in questa situazione, percepivo che la sua inquietudine derivava da un problema al Nabhi sinistro. Per cui, spontaneamente e di nascosto, ho lavorato sottilmente il chakra dando dei bandhan.
Dopo pochi minuti di lavoro sottile, il bambino si è addormentato… 🙂