Una mattina mi sono svegliata e mi sono chiesta:
«Se mai dovessi incontrare Dio, dico in carne ed ossa, vestito come una persona qualunque, con una faccia qualunque, con un lavoro qualunque, sarei mai in grado di riconoscerlo?
Perché se una persona comincia a far miracoli, a radunare gente attorno a sé promettendo il Paradiso e insegnando come fare per ottenerlo, allora uno potrebbe pensare che quella è una persona santa… fino a prova contraria. Ma dire che è Dio, è tutt’un’altra cosa!
Dio, l’Onnipotente, il Perfetto, il Creatore; Uno che si sveglia e il mondo appare, s’addormenta e il mondo scompare. E magari te Lo ritrovi davanti agli occhi e non lo sai.
E poi ti chiedi, visto che Dio è onnipotente e sa tutto, “Certo sa pure quello che sto pensando, per cui mi chiedo: ma sono IO a riconoscere DIO, o è Dio a permettermi di riconoscerLo?” e me lo chiedo seguendo un rigor di logica che non fa una grinza: perché ai tempi di Gesù, per esempio, tanti lo hanno incontrato e lo hanno sentito parlare e lo hanno visto far miracoli, ma davvero pochi l’hanno saputo riconoscere.
Ma ora, ritornando al mio presunto incontro con questa Persona, come potrei fare a capire che dietro le Sue spoglie si celi Dio? Quali parametri usare per tale identificazione? Cosa avrebbe in più o cosa avrebbe in meno? Certo, se mi mettessi là a pensarci, sarebbe davvero difficile farsi un’idea. La mente un momento mi direbbe sì, il momento dopo mi direbbe no, come potrei fidarmi di essa?
Ma forse un’alternativa c’è a questa mente dubbiosa e ingannatrice. Il Mio Cuore. Se è vero che nel cuore risiede lo Spirito – il MIO Spirito o Sé o come si voglia chiamare – e se è vero che esso è la scintilla divina in me, allora (almeno in teoria) sarebbe in grado di “illuminarmi”, di guidarmi nel capire ciò che è Divino da ciò che non lo è.
Ma come fare a sapere cosa “pensa” il cuore?
Forse, per prima cosa, guarderei quella persona, magari proprio negli occhi. Se è una persona pura, i suoi occhi dovrebbero essere limpidi… ammesso che sia vero il detto che “gli occhi sono lo specchio dell’anima”.
E poi rimarrei in silenzio, in silenzio fuori e dentro; anche i pensieri zitterei, e lascerei parlare il Cuore – o forse il Cuore parla sempre e sono Io a non ascoltarlo; allora diciamo che in questo silenzio potrei permettermi di sentire il Cuore.
Se quindi, in questo stato di silenzio e osservazione, il mio Cuore rimanesse sereno e la sua soavità come un’onda si propagasse, fino a colmare col suo nettare di grazia e dolcezza ogni parte del mio essere e si propagasse persino oltre, fino all’infinito; ecco, forse allora in quello stato di silenzio e soavità, la vocina del mio Sè riuscirei a sentirla e potrei trovare la risposta.»