Mantra deriva dal termine sanscrito manana che significa meditare. Il mantra è una invocazione che viene pronunciata durante la meditazione. È la fonetizzazione delle vibrazioni in uno specifico suono che ha un effetto diretto sul nostro essere interiore. Quando un’anima realizzata (yogi o yogini) pronuncia un mantra, utilizza l’energia spirituale per uno specifico proposito per il quale il mantra è inteso.
La pratica di usare mantra per aiutare la meditazione o meglio per purificare il proprio sistema sottile è antica e non è limitata solo all’India. In India, un Sat Guru (Maestro Spirituale Vero) poteva dare, a sua discrezione e se ce n’era bisogno, dei mantra o nomi sacri al discepolo per ripeterli: questa pratica viene chiamata japa.
Anche in Italia, si usava (e in alcuni paesi ancora si usa) la pratica della ripetizione di nomi sacri per ottenere delle benedizioni o semplicemente per devozione. Per esempio, i nomi in latino dedicati alla Madonna (Dei Genitrix, Virgo Benedicta, Turris Eburnea, ecc.), hanno tutti un forte potenziale energetico positivo ovvero delle buone vibrazioni.
Che poi queste pratiche vengano/venissero usate per superstizione o in modo ritualistico (in India, in Italia, ovunque), questo è soggettivo e non ne sminuisce assolutamente il valore intrinseco.
Perché i mantra sono principalmente in sanscrito?
In generale ogni affermazione che abbia una qualità vibratoria positiva, aiuta a migliorare i nostri chakra. Per esempio, quando noi diciamo (vedi esperienza della Realizzazione del Sé) “Io perdono”, noi invochiamo un principio purificatore dell’Agnya chakra, perché la compassione è la qualità precipua di questo chakra.
I mantra in sanscrito possono avere un effetto più profondo, perché il sanscrito nasce proprio come lingua sacra: è Deva-vani (una lingua divina).
Quando la Kundalini si muove lungo il canale centrale, emette vibrazioni.
Nel passaggio attraverso i chakra poi, essa produce diversi suoni (di tipo anahat, ovvero non prodotti da sfregamento e quindi non udibili con le orecchie) che vengono chiamati bija akshar (bija significa seme). Alcuni antichi meditanti poterono raggiungere un livello così profondo di meditazione da essere in grado di percepire questi suoni; li hanno quindi usati per formare l’alfabeto del Devanagari (trad. città degli Dei), ovvero quello usato nel sanscrito.
Da qui si deduce che una parola sanscrita può avere un effetto sui chakra ancor più diretto di ogni altra lingua, proprio perché i suoni usati per formarla sono gli stessi dei chakra.
Consigli per l’uso dei mantra
L’effetto di un mantra è positivo in generale, ma lo è ancora di più nel momento in cui si è nello stato di yoga, perché in tale stato si realizza una connessione fra il nostro Sé individuale e il Sé universale e le energie in gioco sono molto più forti e quindi più efficaci per migliorare i nostri chakra.
Comunque è bene seguire pochi semplici suggerimenti nel seguire questa pratica che possono renderla più efficace.
Shri Mataji ha suggerito che i mantra non dovrebbero essere detti a bassa voce (se possibile), ma con un tono un po’ più alto rispetto al nostro usuale tono di voce, perché questo aiuta a migliorare il canale sinistro (Ida Nadi). Il ritmo e la velocità dovrebbero essere moderati: né troppo lento, né troppo veloce.
Quando i mantra vengono detti insieme ad altre persone, naturalmente le energie coinvolte sono più forti e l’effetto può essere maggiore; a quel punto però è bene porre una maggiore attenzione nell’usare un tono gentile, chiaro e nell’essere intonati. Infatti, il senso del pronunciare un mantra è di invocare le qualità divine dei nostri chakra per migliorarli e quindi è bene che abbia una forma gradevole ad udirsi; diciamo che questo è ovvio in generale: se mormoriamo, strilliamo o siamo stonati i nostri interlocutori faranno del loro meglio per svignarsela piuttosto che starci sentire!
Un’altra cosa importante è che non è necessario ripetere lo stesso mantra all’infinito. Anche in questo caso, come in tutte le tecniche usate in Sahaja Yoga, l’importante è fare le cose col cuore e con una buona attenzione.
Infine ricordiamo che a livello sottile, il chakra che dà “potere”, ovvero efficacia, al mantra (mantra samarthya-pradayini) è il Vishuddhi chakra, in particolare il Vishuddhi sinistro; per cui è importante prendersi ben cura di questo chakra.
Buongiorno,avevo alcune domande da porre per sapere se sto facendo le cose corrette o posso provocare qualche danno..ho iniziato da poco e volevo sapere se ci sono problemi a usare il mantra per i canali energetici e quelli per il mooladhra chacra, fra due settimane circa partorirò e volevo aiutarmi a rilassare la zona in vista del travaglio.Faccio bene? in genere preferisco meditare in silenzio e noto che la bimba calcia parecchio, è positivo? grazie fin da ora!
Ciao Francesca, seguendo le semplici indicazioni dell’articolo, non ci sono controindicazioni nell’usare i mantra; anzi la tua idea è una buona intuizione. Se la bimba scalcia, è probabile che riesca a sentire bene la sua Kundalini salire, visto che nei bambini (e ancora di più nei neonati) la Kundalini sale senza ostacoli. Anzi, anche tu dovresti sentire più forte le vibrazioni nel tuo ventre.
Vista la domanda, allora mi permetto di dare un paio di consigli (che presto scriverò in un articolo in maniera più dettagliata) che sono comuni nel mondo sahaj.
Primo importante consiglio: durante la gravidanza NON alzare la Kundalini alle altre persone, NON lavorarle vibratoriamente o facendo massaggi; infatti, durante ogni scambio energetico con altri, potremmo prendere delle impurità che potrebbero disturbare il feto.
Secondo consiglio: dopo il parto, è bene che per un mese madre e bebè stiano tranquilli a casa senza incontrare gente; questo perché il neonato non è ancora abbastanza forte e potrebbe bloccare i suoi chakra facilmente.
grazie per i suggerimenti, ti dirò che avverto più pizzicori alle dita della mano destra rispetto alla sinistra e nel resto del corpo non avverto nulla, forse perchè ho iniziato da poco (10 giorni)… cmq non ci sono problemi a variare i mantra es. un giorno l’om un giorno quello per il mooladra, o bisogna seguire una certa scaletta?cmq ho un fatto curioso da raccontarti:meno di un mese fa con gli ultimi esami mi hanno trovato la candida, tipico nelle donne gravide, e ho notato che dopo qualche giorno di meditazione semplice..senza pensieri…come dite voi mi è passata!Bello e senza usare nulla!
Certo all’inizio la maggior parte delle persone percepisce solo dei segnali sulle mani. Per cui magari, se senti più il destro cerca di fare ogni sera il pediluvio, come indicato sul sito.
Per quel che riguarda i mantra, non esiste una scaletta. Se vuoi lavorare sul Mooladhara, c’è un mantra antico riferito a Shri Ganesha che abbiamo riportato sul sito, il Ganesha Atharva Sheersha, che puoi recitare nella tua meditazione mattutina.
Sicuramente la tua esperienza è molto positiva visto che sei riucscita a guarire spontaneamente. Shri Mataji ha detto – e alcune yogini testimoniano – che grazie alla meditazione sahaja è possibile avere un parto indolore. Ora non so quanto tempo ci vuole per sviluppare questa capacità, quello che conta è la dedizione, ma anche il nostro stato interiore nel momento in cui cominciamo il percorso di sahaja yoga.
Alcune persone hanno suggerito, se già non l’hai fatto, di sentire la musica di Mozart, anche durante la meditazione.
Un altro suggerimento è di non assumere cibo che “riscalda” (nella nostra cucina possiamo dire il fritto per esempio, ma sicuramente queste cose si fanno naturalmente) e di evitare di usare la candela sul canale sinistro. Poi se la madre ha troppi pensieri, invece di mettere il ghiaccio sul fegato, è meglio che lo metta sulla parte sinistra della testa (ovvero sull’ego).