Viveka Chudamani – Il Sommo Gioiello della Discriminazione

Verso 212: Discepolo, cos’è l’Atma?

Il discepolo chiese: Dopo aver negato questi cinque involucri come irreali, non trovo altro che un assenza di tutto, o venerabile maestro. Per mezzo di quale entità, allora, dovrebbe il saggio realizzare l’unità con il Sé?

Versi 213-225: Natura del Sé

Il venerabile maestro rispose: Giustamente hai parlato, o dotto scolaro. Sei invero intelligente nella tua abilità di discriminare. Le modificazioni dell’ego ecc. come pure la loro assenza…
…colui che le percepisce mentre rimane non percepito. Quello tu realizzi essere il Sé — il conoscitore ultimo — attraverso un estremamente sottile intelletto.
Quello che è testimoniato da qualcos’altro ha quest’ultimo come suo testimone. Quando non c’è alcuna entità in grado di testimoniare una cosa, non è possibile dire che essa sia stata testimoniata affatto.
Questo Sé è il suo proprio testimone, giacché Esso è realizzato solo da sè stesso. Quindi il Sé stesso è il supremo Brahman e niente altro.
Quello che chiaramente manifesta se stesso nella veglia, nel sonno e nel sonno profondo, quello che splende dentro uniformemente e costantemenrte come “IO-IO”; testimone dell’ego, dell’intelletto, ecc. che sono di differenti forme e modificazioni; che è sentito come Assoluta Verità-Consapevolezza-Beatitudine (Sat-Chit-Ananda), sappi queston, nel tuo cuore, come tuo proprio sé.
L’ignorante, nel vedere il riflesso del sole nell’acqua di un vaso, lo considera essere lo stesso sole. Così anche l’ignorante attraverso l’illusione, identifica se stesso con il riflesso della coscienza che appare nell’intelletto e la considera essere il suo ‘IO’ — il suo proprio Sé.
La persona saggia considera separati il vaso, l’acqua, e il riflesso del sole in esso e vede l’auto-luminoso sole. Così anche il saggio realizza che la Realtà auto-splendente che illumina “questi tre” e Lo riconosce indipendente da tutti loro.
Così anche, mettendo da parte il corpo, l’intelletto e il riflesso della coscienza in esso, e realizzando nella cavità dell’intelletto il Testimone, il Sé, che è Conoscenza Assoluta, che è la causa di tutto; che è distinto dal grossolano e dal sottile…
…che è Eterno e Onnipresente; Onnipervadente e supremamente sottile, che è senza esteriore o interiore; che è il solo Sé; realizzando pienamente questo, uno diventa libero dal peccato, libero dai difetti e immortale.
Una tale persona non si affligge, diventa la personificazione della beatitudine, e non ha paura di nulla. Per chi cerca la liberazione, non c’è altro cammino per spezzare le catene della trasmigrazione che realizzare la Verità come suo proprio Sé.
il modo di ottenere la liberazione dalla trasmigrazione è la realizzazione della propria identità con Brahma. Tramite questo, il saggio ottiene Brahman, l’uno-senza-un-secondo*, l’Assoluta Beatitudine.
Uno non tornerà più al mondo della trasmigrazione dopo essere divenuto della natura del Brahma. Uno deve, perciò, sforzarsi di realizzare pienamente la propria identità con il Brahman.
Il Brahman è Esistenza Conoscenza Assoluto, è estremamente puro, Supremo, esistente da sé, Eterno, Indivisibile Beatitudine, non essenzialmente differente dal Sé interiore, e assolutamente senza parti; è sempre trionfante.

* Advitiyam, il principio di Uno indivisibile è il principio dell’Advaita Vedanta (tradotto con principio di non-dualità), in cui si riconosce che Tutto è Uno e non esiste una reale separazione fra gli esseri stessi e il Brahman. Detto in altre parole, non solo Dio è Ovunque e Onnipotente, ma Dio è Tutto, Tutto è Dio.

Versi 226-236: Tutta la manifestazione assoluta

Questa Assoluta Unità sola è il Reale, giacché non c’è niente altro che il Sé. Veramente non c’è nessun’altra entità indipendente nello stato di piena realizzazione della Suprema Verità.
Questo intero universo che, a causa dell’ignoranza, appare essere di forme diverse, è, in effetti, Solo Brahma, che è libero da tutte le limitazioni del pensiero.
Sebbene un vaso sia una modificazione dell’argilla, non è differente da essa. Per tutto il vaso, solo l’argilla è presente. Così perché chiamarlo vaso? È meramente un nome falsamente immaginato.
Nessuno può mostrare per dimostrazione che l’essenza di un vaso d’argilla non è altro che l’argilla. Perciò, il vaso è puramente immaginato attraverso l’illusione e la sola argilla è la duratura Realtà nel vaso di argilla.
Così anche, l’intero universo, essendo l’effetto del Reale Brahman, è Brahman stesso e niente altro. È dell’essenza di Esso e non può esistere separatamente da Esso. Chiunque dica che lo fa, è ancora sotto l’effetto dell’illusione, come uno che parli nel sonno.
Veramente questo intero universo è Brahman — questa è la dichiarazione dell’Atharva Veda. Perciò, questo universo è solo Brahman (Dio), giacché una sovrapposizione non ha esistenza separatamente dal suo substrato.
Se l’universo, come è, fosse Reale, il Sé (Atman) non sarebbe Infinito, le scritture sarebbero false, il Signore stesso sarebbe colpevole per aver detto una cosa falsa. Nessuna di queste tre è considerata desiderabile o benefica dal Sé Universale (MahAtman).
Il Signore, il conoscitore della Realtà di tutte le cose, ha espressamente dichiarato: “Io non risiedo in loro, e né gli esseri risiedono in Me”*
Se l’universo fosse reale, sarebbe stato possibile percepirlo anche nello stato di sonno profondo. Siccome non è affatto percepito, esso deve essere irreale come un sogno.
Perciò, il mondo non ha esistenza separatamente dal Sé Supremo e l’apparenza della sua separazione è falsa, come l’apparizione di un serpente in una corda. Può una sovrapposizione avere una reale esistenza separatamente da il suo substrato? Attraverso l’illusione, è il substrato stesso che appare come quello.
Attraverso l’errore del giudizio, qualunque cosa un uomo illuso percepisca è solo e soltanto Brahman. Lo scintillio argenteo percepito non è altro che la madre perla. Brahman è sempre presente come “questo” universo e quello che è sovrapposto al Brahman può essere solo un nome.

* Bhagavad Gita 9.4-5

Versi 237-240: La natura del Brahman

Perciò, qualsiasi cosa sia manifesta è il Supremo Brahman stesso; Reale, non-duale, estremamente pure, l’essenza della Conoscenza Assoluta, incorruttibile, supremamente pacifico, senza inizio o fine, altro tutte le attività, e sempre della natura di Beatitudine Assoluta.
Trascendendo tutte le distinzioni create dalla Maya, il Supremo Brahma è eterno, è l’essenza della Gioia, Indivisibile, Incommensurabile, Senza Forma, Immanifesto, Senza Nome, Immutabile e Auto-splendente.
I saggi realizzano la Suprema Verità, nella quale non c’è distinzione fra il conoscitore, la Conoscenza e il conoscere la Verità che è infinita, trascendente, e che che è dell’essenza della Conoscenza Assoluta.
Che non può mai essere gettata via o raccolta, che giace oltre limiti della mente e del discorso, che è incommensurabile, che è senza inizio né fine, che è piena, che è di gloria auto-spendente, ovvero il proprio vero Sé.

Versi 241-249: Quello Tu Sei

Se lo Sruti* nel suo motto, “Quello Tu Sei”**, ripetutamente stabilisce l’assoluta unità del Brahman e del Sé, indicata dal termine Tat (Quello) e Tvam (Tu) rispettivamente, allora spogliando questi termini delle loro relative associazioni, ciò che implicano, e non il loro significato letterale, deve essere compreso.
Giacché essi sono di attributi contraddittori – come il sole e la lucciola, il re e il servo, l’oceano e il pozzo, il monte Meru e un atomo.
La differenza tra loro è solo creata da sovrapposizione e non è qualcosa reale. La condizione limitante in caso del Signore è la Maya o ignoranza, la causa di Mahat, ecc. E ascolta, le condizioni limitanti nel caso del sé individuale sono i cinque involucri, che sono l’effetto dell’ignoranza.
Queste due sono le condizioni limitanti del Signore e dell’anima individuale, ma quando esse vengono completamente eliminate, non c’è né il Signore, né l’anima individuale***. Quando il regno del re e lo scudo del soldato sono portati via, non ci può essere né il re né il soldato.
“Ora questa p la regola” ecc. in queste parole le scritture rigettano l’immaginata dualità in Brahman. Supportato dall’autorità delle scritture, uno deve certamente eliminare queste due sovrapposizioni per mezzo della diretta Realizzazione.
“Né questo grossolano, né questo sottile” è il Sé, come il serpente visto nella corda e come i sogni, essi non sono reali, essendo il prodotto dell’immaginazione. Ma una perfetta eliminazione del mondo oggettivo, ragionando supportati dallo Sruti, uno deve realizzare l’unità sottostante l’anima individuale e il Signore.
Perciò, i due temini (Ishwara e Jiva), dovrebbero essere attentamente considerati attraverso i loro indicativi significati in modo da stabilire la loro assoluta identità. Né il metodo del totale rigetto, né il metodo del completo mantenimento, saranno sufficienti. Uno deve ragionare attraverso un processo combinato di entrambi.
“Questo è quel Devadatta” proprio come in questa frase l’identità è espressa andando ad eliminare le rispettive contraddittorie porzioni, così anche lo è nell’affermazione “Quello Tu Sei”.
Il saggio dovrebbe abbandonare gli elementi contraddittori su entrambi i lati e riconoscere l’identità del Signore e il Sé individuale, notando attentamente che l’essenza di entrambi è Consapevolezza illimitata. Così centinaia di scritture dichiarano l’unità e l’identità del Brahman e del Sé individuale.

* Sruti: indica la conoscenza udita al principio dei tempi e trasmessa oralmente dalla casta sacerdotale dei brahmani.
** Tattwam Asi, lo troviamo per esempio nel Ganesha Atharva Shirsha
*** Questo caso è spiegato bene con l’analogia dell’oceano e l’onda. L’oceano è inteso come Ishwara (l’Assoluto) e l’onda come Jiva (l’anima). Nel momento in cui ci si rende conto che oceano e onda sono la stessa acqua, allora si perde la distinzione tra i due.

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