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Bhagavad Gita – Capitolo 5

Entrambi conducono verso la liberazione, ma lo Yoga dell’azione è superiore alla rinuncia all’azione. Sappi che chi non desidera e non disprezza i frutti dell’azione è il vero rinunciatario, poiché chi è al di sopra dei due contrari presto trova la sua liberazione. Gli yogi, rigettando gli attaccamenti egoistici, eseguono le azioni prescritte con il corpo, con la mente, con l’intelligenza e con i sensi distaccati per purificare la propria anima. Coloro le cui mente è sempre equanime ottengono la vittoria della vita su questa terra. Liberi dal dualismo, vedono Tutto come Uno, e sono Uno con Tutto.

Bhagavad Gita – Capitolo 4

Krishna disse: Oggi io rivelo a te questo Yoga Eterno, il supremo mistero.
Sebbene Io in realtà non possa nascere, perché sono eterno, e sia il Signore di Tutto, tuttavia Io sono venuto al mio regno della natura, e nasco e rinasco, grazie al mio meraviglioso potere. Ogni volta che la giustizia decade e l’ingiustizia avanza, il mio Sé prende forma sulla terra.
Che cos’è l’azione? Che cos’è l’inazione? Io t’insegnerò la verità sull’azione e questa verità ti renderà libero dalle miserie.

Bhagavad Gita – Capitolo 3

Arjuna disse: “Se Tu pensi, o Krishna, che la contemplazione è migliore dell’azione, perché mi costringi all’azione terribile della guerra?”
Krishna disse: “L’intero mondo è legato all’azione. Non c’è nulla nei tre mondi, perché essi sono miei. Eppure Io lavoro. Come l’uomo senza saggezza agisce egoisticamente, così l’uomo saggio agisce senza egoismi per il bene di tutto il mondo. Perciò, senza attaccamento, compi ciò che devi fare, perché l’uomo la cui azione è pura raggiunge il Supremo.”

Bhagavad Gita – Capitolo 2

Krishna disse: “Tu piangi per chi non merita il pianto. Il saggio non si addolora né per i vivi né per i morti, poiché vita e morte sono transitorie: così come il Sé del nostro corpo mortale passa attraverso l’infanzia, la giovinezza e la vecchiaia, allo stesso modo lo Spirito passa in un altro corpo. Per la morte di ciò che non può morire, cessa di provare pietà.
Pensa anche al tuo dovere e non vacillare. Non c’è cosa migliore per un guerriero che combattere in una guerra giusta.”

Bhagavad Gita – Capitolo 1

Quando Arjuna vide i suoi parenti faccia a faccia, chi in un esercito, chi nell’altro, fu sopraffatto dalla pietà e così parlò con cuore afflitto:
“Io non posso quindi uccidere i miei propri parenti, i figli del re Dhristarastra, il fratello di mio padre. Anche se costoro, avendo la mente sopraffatta dalla cupidigia, non vedono il male nella distruzione di una famiglia, né nel tradimento degli amici, perché noi, che vediamo il peccato della distruzione, non dovremmo scongiurare tutto questo terribile male?”

Bhagavad Gita – Introduzione

Proponiamo in questo sito, una versione della Bhagavad Gita in italiano.
Per chi non la conoscesse, quest’opera suddivisa in 18 capitoli, è una parte di una più ampia opera epica che va sotto il nome di Mahabharata. Essa consiste nella conversazione tra Shri Krishna, incarnazione di Dio, ed Arjuna, uno dei principi guerrieri.
Nel mezzo del campo di battaglia, Arjuna è preso dallo sconforto perché non si sente di uccidere i suoi amici e parenti e chiede consiglio a Shri Krishna, il quale lo aiuta confidandogli il Segreto della Vita di tutti gli esseri; gli rivela la Sua vera natura, quella di Dio Supremo e di quali ostacoli dobbiamo affrontare per raggiungere il Bene Ultimo e la Liberazione. Oltre al retto comportamente, è molto importante lo Yoga, che si ottiene grazie alla meditazione meditazione; perché solo uno che è nello stato di Yoga, di completa connessione con il Divino può veramente comprendere la Verità e godere della vera gioia incondizionata.

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