Viveka Chudamani – Il Sommo Gioiello della Discriminazione

Verso 136: Consiglio per l’auto-controllo

Con una mente regolata e un intelletto purificato, direttamente realizza il tuo sé come il Sé essenziale. Identifica te stesso con il Sé, e attraversa l’oceano senza sponde dell’esistenza terrena con le sue onde di nascite e morti. Sii soddisfatto così nel diventare fermamente stabilizzato nel Brahman (che è la tua vera essenza).

Versi 137-144: Da cosa deriva la schiavitù

A causa dell’ignoranza, una persona identifica il Sé con il non-sé. Questa è la prigionia e porta alle miserie di nascita e morte. Attraverso questo, uno considera il corpo irreale come reale, si identifica con esso e lo nutre, lo lava e preserva con l’aiuto degli oggetti tangibili. Quindi, uno diventa imprigionato come baco da seta nel suo bozzolo tessuto con il suo stesso filo.
Essendo illuso dall’ignoranza, uno confonde una cosa per quello che non è. In assenza di discriminazione, un serpente è scambiato per una corda, e un grande pericolo cade su chi lo afferra attraverso questa falsa nozione. Così, ascolta, amico mio, è scambiando il non-Sé per il Sé (l’irreale per il reale) che si crea la schiavitù.
Il potere di celare, la cui natura è ignoranza, copre il Sé – le cui glorie sono infinite, che è Indivisibile, Eterno, e Uno-senza-un-secondo – proprio come Rahu copre il sole durante un’eclissi solare.
Quando il Sé, dal puro splendore, di una persona è nascosto dalla diretta esperienza, quella persona, a causa dell’ignoranza, si viene falsamente a identificare con il corpo che è il non-sé. Allora l’impietosa persecuzione del Rajas (potere di proiezione), lega la persona con le catene della lussuria, la rabbia, ecc.
Una persona dalla mente fuorviata, la cui conoscenza del Sé è stata inghiottita dallo squalo della completa ignoranza, si comporta come se i differenti stati dell’intelletto fossero gli attributi del Sé, e vaga su e giù, ora salendo ora affondando, sull’oceano dei cambiamenti, che è pieno del veleno dei piaceri dei sensi. Quale miserabile fato, invero!
Come la formazione delle nuvole generata dai raggi del sole va a coprire lo stesso sole e appare chiaramente manifesto nel cielo, così anche, l’ego sorge dal Sé coprendo la realtà del Sé ed esprime se stesso nella piena manifestazione.
Proprio come in un giorno nuvoloso, quando il sole è completamente nascosto da dense nubi, il freddo e raffiche di brividi affliggono una persona, allo stesso modo, quando il Sé è coperto da completa ignoranza, il terribile potere di proiezione (vikshepa sakti) affligge l’insensato con infiniti dispiaceri.
La schiavitù di una persona deriva da questi due poteri. Ingannato da loro, uno scambia il corpo per il Sé e vaga di vita in vita.

* Rahu è considerato un pianeta ombra nell’astrologia indiana. Nella mitologia indiana, è concepito come un demone che periodicamente inghiottisce il sole o la luna, causando l’eclissi.

Versi 145-146: Schiavitù in azione

L’ignoranza è il seme dell’albero del Samsara (l’esistenza terrena). L’identificazione con il corpo è il suo germoglio; i desideri sono le sue tenere foglie; le azioni sono la sua acqua; il corpo è il tronco, i Prana sono i suoi rami; gli organi dei sensi sono i suoi ramoscelli, gli oggetti tangibili sono i suoi fiori. Le differenti miserie generate dalla varietà di azioni sono i frutti e l’anima dell’individuo è un uccello appollaiato su di esso.
Questa schiavitù, causata dal non-sé, scaturisce dall’ignoranza ed è auto-generata. Si dice essere senza inizio e senza fine. Assoggetta uno al flusso infinito delle miserie di nascita, morte, malattia e vecchiaia.

Versi 147-153: Discriminazione fra Atma e anatma

Né per mezzo delle armi, non con il vento, non con il fuoco, nemmeno con milioni di azioni questa prigioni può essere interrotta. Per mezzo di nulla, tranne la meravigliosa spada della Conoscenza che viene dalla discriminazione data dalla Grazia del Signore, è possibile porre fine a questa schiavitù.
Uno che abbia profonda devozione per le Scritture ed è fermamente stabilizzato nel suoi doveri (swadharma) – per le quali azioni solo contribuisce a purificare la sua mente – ed è di mente pura realizza il Sé Supremo. Solo tramite questa Conoscenza, il Samsara è distrutto fino alle radici.
Coperto da cinque strati, come i contenitori per cibo, che sono prodotti dal suo Divino Potere, il Sé non splende chiaramente, proprio come l’acqua in un serbatoio coperto dal muschio, che è nato da sé.
Quando il muschio è rimosso, l’acqua assolutamente pura – con la quale calmare la sete dell’assetato e dare gioia immediata – diventa visibile.
Quando tutti e cinque gli involucri sono stati negati, il Sé splende supremo essendo l’essenza dell’imperitura Beatitudine, essendo Lo Spirito Supremo che è auto-illuminato e che permanentemente presente.
Il saggio dovrebbe discriminare tra il Sé e il non-sé per la liberazione dalle schiavitù. Solo allora uno conosce il Sé dell’essere Assoluta Verità-Consapevolezza-Beatitudine (Sat-Chit-Ananda), solo allora può diventare pienamente felice.
La persona che riesce a tenere separati tutti gli oggetti tangibili, nella percezione e nel pensiero, dal soggetto inattaccabile e immutabile che è il Sé – come gli involucri separati dal tenero cuore dell’erba munja – è libera: avendo fuso tutto nel Sé, quella persona rimane sempre stabilizzata in Esso.*

* In pratica bisogna riuscire a realizzare che tutto ciò che è esteriore/tangibile (che viene percepito con i sensi e nel pensiero), non è il Sé (o Spirito, detto Atma in sanscrito), è separato da esso; ma allo stesso tempo, quando si è connessi con il Sé, quando si è il Sé, allora si realizza di essere un uno con il Tutto. In altre parole, normalmente uno si identifica con il corpo, con i pensieri, con gli oggetti tangibili (siano anche intesi come altre persone) e non percepisce il proprio Sé, ma solo la sua parte grossolana; in questo modo, l’individuo è separato dal Tutto, è limitato dai suoi sensi. Nel momento in cui l’individuo riesce a realizzare di essere il Sé e a svincolarsi dagli oggetti tangibili (e dai loro effetti), allora realizza anche di essere uno con Tutto, ovvero la sua manifestazione spirituale è uno con Tutto. O meglio lo diventa.

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