Viveka Chudamani – Il Sommo Gioiello della Discriminazione

Versi 398-406: Non c’è nessuna distinzione nella Realtà

Quando le apparenti realtà sovrapposte al Sé sono rimosse, allora quello che rimane è il Supremo Brahman, l’Infinito, il Non-duale, che non compie azione, unico, tutto da se stesso.
Quando le funzioni della mente, i pensieri, sono fuse nel Paramatman, il Brahman, l’Assoluto, allora questo mondo di fenomeni non è più percepito. Quello che rimane dopo sono mere parole.
Nell’Unica Realtà, la concezione dell’universo è una mera immaginazione. Come può esserci una qualche distinzione nella Realtà che è Immutabile, Informe e senza qualità?
Nell’Unica Realtà priva delle distinzioni del vedente, il vedere e il visto ecc, può esserci una qualche distinzione nella Realtà che è Immutabile, Informe e Assoluta?
Nell’Unica Realtà che è traboccante, come l’oceano dopo la dissoluzione dell’universo, che è Immutabile, Informe e Assoluta, come può esserci una qualche distinzione?
Come può esserci una qualche indicazione di distinzioni nella Suprema Realtà che è non-duale e Assoluta, nella quale l’ignoranza, la vera radice dell’illusione, si dissolve, come l’oscurità nella luce?
Nell’Unica Suprema Realtà, come può esserci un qualsiasi parlare di distinzioni? Chi potrebbe mai percepire distinzioni nella pura beatitudine del sonno profondo?
Anche prima della realizzazione della Suprema Verità, l’universo non esiste nell’Assoluto Brahman, la quintessenza dell’Esistenza. Nessun serpente* è veramente visto nella corda nel passato, presente o futuro, né una goccia d’acqua è veramente mai vista nel miraggio.
La scrittura stessa dichiara che tutta la dualità è una mera illusione (maya), la sola Non-dualità è l’Assoluta Verità. Tale è anche la nostra diretta esperienza nel sonno profondo.

* Si rifa nuovamente alla tipica analogia dei Vedanta del serpente-corda, in cui nell’illusione si scambia una corda per un serpente.

Versi 407-413: Atma vichar, indagine sul Sé

Il saggio ha osservato che la sovrapposizione è identica al suo substrato — proprio come la corda e il serpente. La distinzione esiste solo a causa dell’illusione.
L’universo apparente ha la sua radice nella mente e non può esistere in assenza della mente. Perciò, concentra la mente fissandola sul Supremo Sé, il principio interiore.
Attraverso il Samadhi, il saggio realizza l’infinito Brahman nel cuore come qualcosa (inesplicabile) dell’essenza dell’eterna Conoscenza e della completa Beatitudine, che è incomparabile, che è oltre tutte le limitazioni, che è sempre libera, che non ha attività e che è indivisibile e assoluta come il cielo illimitato.
Attraverso il Samadhi, il saggio realizza l’infinito Brahman nel cuore, come privo di causa ed effetto, come la Realtà oltre tutta l’immaginazione, come omogeneo, senza paragoni e prove, stabilizzato dalle dichiarazioni delle scritture come eternamente auto.stabilizzato.
Attraverso il Samadhi, il saggio realizza l’infinito Brahman nel cuore come non decadente e immortale, come Entità positiva oltre tutte le negazioni, come il calmo oceano, che non ha nome, nel quale non ci sono né meriti né demeriti, eterno, tranquillo e Uno.
Con una mente concentrata, nel samadhi, realizza il tuo stesso Sé. il Sé di infinito splendore. Spezza il legame che è stato rafforzato dalle impressioni delle nascite precedenti e con successo sforzati di soddisfare la tua nascita umana.
Medita sull’Atma che è il tuo Sé, che è oltre tutte le limitazioni, che è Esistenza-Conoscenza-Beatitudine e Non-duale. Non cadrai mai più sotto l’influenza delle nascite e delle morti.

Versi 414-418: Abbandona le percezioni

Una volta che ci si è liberati del corpo (come se fosse un cadavere), il saggio non ha attaccamento ad esso, sebbene, come un’ombra, sia ancora visibile come apparenza, per via degli effetti delle passate azioni.
Eterna, immacolata Conoscenza-Beatitudine — così realizzando l’Atma, volando via lontano da questo corpo che è inerte e impuro. Allora non pensare più ad esso, proprio una cosa vomitata ispira solo disgusto nel ricordarla.
Bruciando tutto questo, radici e tutto, nel fuoco del Brahman, l’Eterno, Assoluto Sé, il vero saggio rimane solo, stabilizzato come il puro, eterno, illuminato e beato Sé.
Questo corpo è tessuto dalle fibre del Prarabdha* e il conoscitore della Verità non è interessato se lo lascia andare o rimane – come la ghirlanda attorno al collo della mucca – giacché i suoi pensieri sono tutti riposti nel Brahman, la quintessenza della Beatitudine.
Avendo conosciuto l’Atma, che è indivisibile beatitudine, essere il vero proprio Sé, per quale motivo o per chi il conoscitore della Verità sollazzerebbe il corpo?

* I testi vedici dividono il karma in tre tipi: Sanchita, Agami, and Prarabdha. Sanchita è il karma accumulato nel passato; Agami è il karma da essere sbrogliato nel futuro; e Prarabdha è il karma che ha cominciato a dare frutto nel presente. Prarabdha karma è selezionato dal mucchio accumulato del passato in modo tale che le porzioni selezionate possono produrre risultati senza essere mutualmente neutralizzati. Prarabdha karma deve essere auto-consistente, dato che altrimenti non funzionerebbe.

Versi 419-425: La scienza della Realtà, i suo benefici

Lo yogi perfezionato che è liberato-in-vita, ottiene questo come risultato — in se stesso gioisce della Beatitudine Eterna, sia dentro che fuori.
Il premio del distacco è Conoscenza, quella conoscenza è il ritiro dai piaceri dei sensi. Il premio di questo ritiro è la pace che sorge dall’esperienza dal proprio Beato Sé.
Quando non ci sono stadi successivi, quelli precedenti sono inutili. (Nella perfetta serie), la cessazione automatica del mondo oggettivo, la suprema soddisfazione e l’ineguagliata beatitudine seguiranno naturalmente.
Il risultato della Conoscenza è indifferenza verso i dispiaceri terreni. Come può colui che esegue biasimevoli azioni nell’illusione, eseguirli di nuovo quando possiede la giusta discriminazione?
La deviazione dall’irreale dovrebbe essere il risultato della Conoscenza; l’attaccamento all’irreale è il risultato dell’ignoranza. Tae è visto essere il caso di chi riconosce un miraggio e di chi non lo riconosce. Quale altro risultato tangibile il conoscitore della Realtà otterrebbe?
Quando i nodi dell’ignoranza nel cuore sono stati completamente sciolti, quale causa naturale può spingere una persona che è avversa ai piaceri dei sensi, alle azioni egocentriche?
Il culmine del distacco è quando gli oggetti tangibili non eccitano più alcun desiderio. La suprema perfezione della Conoscenza è quando non c’è egoistico sentimento. Il picco del ritiro nel sé è raggiunto quando i pensieri che sono stati fusi non si manifestano più.

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