L’Agnya chakra è situato all’incrocio dei nervi ottici nel chiasma ottico ed è conosciuto anche come “terzo occhio”. Esso è situato all’incrocio dei due canali sottili destro e sinistro ed è collegato agli altri centri sottili tramite il midollo allungato. È ormai scientificamente dimostrato che i lobi destro e sinistro del cervello controllano i lati opposti del corpo, proprio come veniva affermato da millenni nella conoscenza yoga.
L’eccessiva attività dei due canali tende a gonfiare i due lobi (petali) del chakra, fino a occluderlo impedendo il passaggio della Kundalini nella sua ascesa verso l’ultimo centro, il Sahastrara, dove avviene lo yoga, ovvero l’unione tra la Kundalini e l’energia onnipervadente. Per questo l’Agnya è descritto come la “porta stretta” che conduce nel Regno dei Cieli.
La parte destra del chakra corrisponde alla terminazione del canale sinistro (Ida Nadi): esso si sviluppa nella parte destra e posteriore della testa. Quindi in questa parte del chakra sfocia il flusso di energia emozionale, dando nutrimento ai pensieri rivolti verso le emozioni e il passato. Definiamo questo aspetto con il termine superego. In esso vengono accumulati anche tutti i condizionamenti che si acquisiscono con la crescita e tutti gli istinti; infatti esso è la connessione non solo con il passato della vita corrente, ma con tutto il passato dell’evoluzione, tramite quello che è denominato “sub-conscio collettivo”.
Nella parte sinistra, analogamente, il chakra corrisponde alla terminazione del canale destro (Pinagla Nadi) e si sviluppa nella parte sinistra e frontale della testa. È quello che viene denominato ego. L’ego è quello che ci fa dire “Io faccio”, in quanto esso è l’espressione ultima del nostro canale dell’azione; esso ci fornisce pensieri d’ambizione, rivolti quindi al futuro, e/o di dominazione. Esso è connesso con il “sopra-conscio collettivo”.
Quando i due lobi che formano l’ego e il superego sono ridotti a zero, allora sarà solo il canale centrale (Sushumna Nadi) ad attraversare il chakra e la Kundalini potrà passare indisturbata e connettersi con quello che viene denominato inconscio collettivo; a quel punto l’attenzione risulterà illuminata. In questo stato, i pensieri non ci sono o se vengono sono pensieri che danno solo benessere perché vengono direttamente dal Sé e dall’inconscio collettivo, ovvero dall’energia onnipervadente divina.
Una cosa molto importante da capire è che tutti gli attaccamenti, tutte le preoccupazioni, tutta la sofferenza sono generati dalla mente.
“Cogito ergo sum” è la più grande illusione alla quale siamo stati sottoposti, perché ci ha portato a credere che il pensiero ha un valore superiore allo Spirito. Il pensiero, come lo Spirito, non si vede, ma è sempre e costantemente presente nella nostra vita: ci guida, ci trova le soluzioni, ci fa “credere” in qualcosa… ma anche ci inganna.
In effetti anche lo Spirito può comunicare tramite pensiero, ma se il cervello è continuamente bombardato da pensieri provenienti dall’ego e dal superego, non si riesce a capire quando è lo Spirito a farsi sentire. Lo Spirito è Puro e dà la Pura Conoscenza di sé e del mondo, per cui tutto ciò che viene dallo Spirito non può che essere per il proprio bene.
Riflettendoci, spesso quando si sta svolgendo un’attività o anche nel momento in cui si sta fermi per un po’, cominciano ad arrivare pensieri che difficilmente riguardano il presente: o sono verso qualcosa da fare o da dire, oppure verso il passato. E poi molti pensieri si ripetono in continuazione, come delle nenie. Questo genera continua tensione nel povero cervello e uno spreco di energia. In effetti, spesso e volentieri ci si può sentire stanchi anche senza aver fatto niente fisicamente; questo proprio perché l’eccessiva attività mentale consuma molta energia.
Durante la meditazione, interiorizzando la propria attenzione (questo magari dopo alcuni giorni/mesi di pratica), è possibile arrivare a percepire lo sforzo mentale causato dal pensiero come una tensione nei lobi del cervello (destra o sinistra a seconda della qualità del pensiero), oppure una pressione sui globi oculari, al sopraggiungere di un pensiero dopo aver raggiunto uno stato di silenzio mentale anche breve.
Il pensiero che viene dal proprio Spirito è come un’ispirazione, è leggero e non genera tensione nel cervello, anzi dà una sensazione piacevole. Il significato della parola Anahat rende proprio l’idea di questa caratteristica. Come abbiamo già detto, lo Spirito risiede nel chakra del Cuore, che in sanscrito è detto Anahat; in musica, Ahat Naad indica un suono prodotto tramite frizione o percussione, mentre Anahat Naad indica un suono che è creato senza attrito cosa che descrive quello proveniente dal Sé.
Trattamenti per l’Agnya chakra
Liberarsi dall’eccessiva attività mentale è quindi il primo passo verso il proprio benessere.
Nel tempo che dedicate alla meditazione giornaliera, permettete ai vostri chakra di rilassarsi e liberarsi dalle tensioni, da cui anche lo stimolo dell’Agnya proveniente dai canali diminuisce e i due “lobi” dell’ego e del superego riducono la loro dimensione; finalmente la Kundalini può passare e raggiungere il Sahastrara. A questo punto, si crea uno spazio fra un pensiero e l’altro (detto in sanscrito vilamba) che diventa ogni giorno più ampio, fino a che il silenzio mentale si protrarrà per tutta la giornata.
Come potete sperimentare nell’esperienza della Realizzazione del Sé, il mantra (affermazione) che aiuta a liberare questo chakra è: “Io perdono tutto e tutti, anche me stesso”. Il perdono è il potere che consente di liberare l’Agnya dalle tensioni.
È più facile perdonare se riuscite a liberarvi dal senso di colpa, perché di solito si giudica gli altri (e sé stessi) quando si vede una colpa nell’errore (vedi articolo Vishuddhi sinistro: stima di sé e sensi di colpa).
Altri mantra per l’Agnya sono specificati nella sezione mantra.
Un altro modo di trattare l’Agnya è prendendosi cura dei propri occhi. Spesso succede, camminando per strada, che gli occhi vengano continuamente mossi da una parte all’altra, come delle palline da ping pong; ecco, questo dovrebbe essere evitato perché stanca molto l’Agnya. Meglio sarebbe guardare verso terra. Analogamente a quanto avevamo visto per il Mooladhara chakra (il primo), sarebbe davvero utile potersi recare nella natura e lasciare che gli occhi si rilassino tramite la vista di essa: di prati, alberi, del mare, ecc.
Un punto importante infatti è che attraverso gli occhi si possono assorbire le energie di ciò che ci circonda, positive e negative a seconda di quello che si incontra. Quindi è importante dedicare del tempo a rilassarli.
Nota
Il punto rosso che si usa fare sulla fronte nella tradizione Induista acquista un significato sapendo che quel punto è posto proprio in corrispondenza dell’Agnya chakra; esso si chiama Bindi (che significa “punto”), è fatto con una terra rossa detta Kumkum (che abbia buone vibrazioni naturalmente, e non un colorante chimico come va di moda recentemente) e serve per proteggere l’Agnya stesso. A parte questo punto rosso, la fronte dovrebbe essere sgombra (dai capelli), perché è bene che riceva sempre luce; inoltre questo eviterebbe di avere problemi di vista (strabismo).
L’angolo del buonumore
Una tendenza comune negli esseri umani è quella di credere di essere al di sopra di tutto… proprio come indica questa simpatica vignetta.
Tratto da un vecchio numero della Settimana Enigmistica.