ConfucioConfucio nacque in Cina nello stato di Lu intorno al 551 AC. Figlio di una famiglia aristocratica ma povera (suo padre morì quando lui aveva tre anni), con il supporto e l’incoraggiamento della madre, Confucio si dedicò con diligenza agli studi.
Vivendo in un periodo in cui la corruzione, le guerre e l’anarchia erano alla base della vita politica, egli decise di dedicarsi allo studio dei classici, per riscoprire gli antichi valori. Siccome la sua vocazione era l’insegnamento, fondò una scuola in cui erano ammessi tutti quelli che dimostravano di avere intelligenza, buona volontà e dai quali si faceva pagare a seconda delle possibilità.
Dopo la morte della madre Confucio si uniformò ai riti che prescrivevano al figlio in lutto di non esercitare alcuna carica pubblica per tre anni e allora egli si ritirò a vita privata. Dedicò questo periodo allo studio delle discipline a lui preferite: musica, riti e testi antichi. Questo studio profondo gli permise di tradurre in massime la saggezza degli antichi e di formulare poi norme che avrebbero regolato il comportamento dell’uomo quale membro di una società evoluta.

In seguito, girovagò in lungo e in largo per la Cina con i suoi “allievi” ponendo le basi di quella che è stata la Cina per oltre duemila anni e di un’etica tra le più influenti del mondo.
Quando aveva cinquant’anni il duca Ting lo nominò governatore di Chung-Tu, capitale dello stato di Lu, permettendogli di attuare il sogno della sua vita: dimostrare sul piano pratico la fondatezza delle sue idee etiche e politiche. La sua amministrazione si rivelò talmente perfetta che poté essere paragonata al periodo aureo dei sovrani mitici ed inoltre le leggi penali non vennero più applicate perché non furono commessi più crimini. I felici risultati ottenuti gli valsero però l’invidia e l’inimicizia della corte e Confucio fu costretto ad andarsene da Lu.
Cominciò così le sue peregrinazioni, che durarono ben tredici anni, attraverso vari stati. Ritornò a Lu quando aveva ormai 69 anni.

Si narra che, sette giorni prima di morire, un sogno l’avesse avvertito della prossima fine. Dopo aver recitato alcuni versi del Libro delle Odi (“Ecco come frana il monte T’ai/il grande albero viene abbattuto/e il saggio sfiorisce come un fiore”) e avere ancora una volta espresso il suo rammarico per non essere riuscito a far accettare ai principi le sue idee, si ritirò nella sua stanza e morì. Era il 479 AC.

Insegnamenti

L’Auto-disciplina

La via scelta da Confucio è quella di riformare la società e lo fa attraverso la riforma dell’educazione.
“Il Nobile”, egli dice “non è un Santo; Santi si nasce e si rimane, Nobili si diventa mediante una severa opera di autoeducazione.” Il Suo compito è l’educazione non la contemplazione. Il suo fine è il Nobile non il Santo.
“L’uomo di animo nobile con lo studio assiduo acquista una cultura e con l’osservanza delle antiche norme le dà un ordine compiuto.”

La ricerca dell’Equilibrio

Confucio cerca di chiarire qual’è il carattere del Centro (il Costante Mezzo) ma sa di poterlo fare solo indirettamente. Il Centro è tale solo rispetto a due estremità; conoscendo le due estremità, si conoscerà il Centro, come punto di armonia tra esse.
“Centro significa quello stato in cui non si fanno sentire né speranza né ira, né dolore né felicità.”
“Armonia significa lo stato in cui questi sentimenti si manifestano, ma ubbidiscono totalmente al giusto ritmo.”
“Il Costante Mezzo è il massimo, l’apice e il vertice, e sono pochi gli uomini capaci di attenervisi a lungo.”
“L’Equilibrio è la norma del cielo. Raggiungerlo è la norma dell’uomo. Questo equilibrio privo di costrizioni è il mezzo, significa raggiungerlo senza affanni. L’uomo superiore mette in pratica la norma del mezzo senza difficoltà.”
“C’è chi ottiene l’equilibrio in un colpo solo, chi ci arriva in cento colpi. C’è chi riesce in dieci colpi e chi in mille. Questa regola è certamente alla portata degli uomini. Così, l’ignorante potrà diventare intelligente e il debole forte.”

La giusta Azione

L’azione insieme allo studio sono per Confucio le vie che portano l’uomo verso il Costante Mezzo, perché il sapere ha senso solo se si trasforma in prassi effettiva:
“È necessario conoscere il punto dove bisogna fermarsi. Il punto al quale arrivare. Conoscendolo, si ha tranquillità, si ottiene la pace. Ottenendo la pace, si possono prendere decisioni. Potendo prendere decisioni si può agire.”
“Chi rispetta i princìpi della propria natura non è lontano dalla norma. Né è lontano dalla norma chi non si comporta con gli altri come non vorrebbe che gli altri si comportino con lui.”

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