Estratti dal discorso su Shri Buddha fatto da Shri Mataji in occasione del Buddha Jayanti il 26 Maggio 1983 a Brighton (GB).
Oggi è un grande giorno per venire a Brighton, perché è il giorno della nascita di Buddha, oggi è il compleanno di Buddha.
Ricerca della Verità e Realizzazione del Buddha Gautama
Abbiamo tutti sentito parlare della sua nascita e che sua madre aveva sognato un elefante, un grande elefante bianco. E poi è stato predetto che un bambino, nato nella loro famiglia sarebbe stato o un grande santo o un grande re – come viene chiamato in sanscrito chakravarti ovvero colui che è il sovrano di tutto il mondo.
Così il padre si preoccupò e pensò di avere il figlio più coinvolto nella vita familiare, nella vita materiale e dargli tutti i piaceri della vita. Così aveva costruito un posto molto speciale per lui, un bel palazzo in cui vivere, dove si è sposato con una ragazza di nome Yashodhara, che era molto molto bella. Gli ha dato tutti i piaceri della vita, tutto ciò che poteva servire a tenere il figlio lontano dall’ascetismo.
Inoltre si conosce la storia d quando, un giorno, passando per una strada ha incontrato tre tipi di persone e si chiese perché si debba invecchiare, perché nella vita si debba soffrire e perché si debba morire. A partire da questi tre fatti, ha iniziato a cercare di capire perché queste cose accadono agli esseri umani. Fu così che la sua indagine è cominciata, fino a che non ha raggiunto un punto in cui non poteva più sopportare tutte le comodità e tutti gli attaccamenti che in cui era stato imbrigliato da suo padre.
Aveva anche un figlio di nome Rahul, e ha lasciato il figlio e la moglie nella ricerca della verità.
Ora, devo dire che ha iniziato dalla via sbagliata nella ricerca della verità, di sapere perché voleva capire il senso delle sofferenze degli esseri umani. E così ha iniziato a cercare dal collettivo per arrivare al centro.
Quando vediamo miserie intorno a noi… molte persone le hanno viste, dicono: che ne sarà degli altri? otterranno tutti la realizzazione? avranno tutti questa cosa?
Ritengo che questo derivi da un presupposto sbagliato, perché per prima cosa dobbiamo capire: noi siamo a posto? Siamo perfetti? Siamo colmi di gioia? Abbiamo ricevuto la conoscenza assoluta? È sempre meglio iniziare da questo punto.
Lui invece, avendo iniziato a ricercare dal punto sbagliato – in quanto cercava di rimuovere le miserie della gente partendo dalla collettività – dovette compiere un percorso molto tortuoso.
Quindi, ha letto tutti i libri, i Veda e altro. Andò ad incontrare personalità eminenti [pandit], tutte le persone con la più vasta conoscenza, per chiedere loro la risposta per queste tre domande “Perché esistono queste cose?”, ovvero l’esistenza della malattia [roga], poi la morte e infine la vecchiaia.
È andato a chiedere a così tante persone e hanno detto che devi morire, perché si nasce. E poi hanno detto che devi diventare vecchio perché si nasce così. E si deve soffrire, perché si commettono peccati. Egli non era soddisfatto di queste risposte.
Così è andato a cercare e cercare e cercare e poi infine si è stancato di quella ricerca, era assolutamente stufo. Fino a che non è giunto in un posto chiamato Gaya, molto vicino a Patna (ho visto il luogo e l’albero). Ed egli sedette sotto un albero di Banyan, dove si addormentò, perché era diventato così stanco nel suo cercare. E dopo aver dormito, si svegliò e improvvisamente ha ottenuto la sua Realizzazione. E pensò che tutto il dramma fosse finito. Ora la madre stessa era l’Adi Shakti, che gli ha dato la nascita e morì poco dopo la nascita del bambino. Ed egli ottenne così la sua Realizzazione.
Ora al tempo in cui ha ottenuto la sua Realizzazione, non c’era nessuno a dirgli che cosa è la Realizzazione [Madre sorride], che quello che cercava era la Realizzazione, nessuno che decodificasse o che dicesse una qualsiasi cosa che poteva essere compresa da lui. Ma grazie alla sua enorme ricerca e a tale desiderio ardente, la Shuddha Iccha [Puro Desiderio], (che è la Kundalini stessa) salì. Ma ovviamente fu l’Adi Shakti stessa a benedirlo e così ha ottenuto la sua realizzazione sotto l’albero di Banyan.
Buddha decise di non parlare di Dio, perché molta gente usava il nome di Dio in modo improprio
Ora, in primo luogo, Ogni incarnazione giunta su questa terra dovette agire prima di tutto in base all’epoca, alla necessità dell’epoca, samayachar. In secondo luogo, la necessità dell’incarnazione di venire su questa terra viene creata dagli esseri umani, dalle loro attitudini.
Quindi, supponendo che in un momento in cui c’era troppo ritualismo, bramanesimo o sacerdozio e le persone stavano cercando di limitare tutto a quei riti artificiali e tutto il resto; un’incarnazione doveva venire su questa terra per correggere quelle idee. Come Krishna è venuto in un momento del genere e ha detto questo che è tutto Lila [un gioco, una commedia]. Disse di non fare nessun rito, niente del genere. Facciamo soltanto raas, [danza], gioite di voi stessi. Così ha portato questo concetto, a quel tempo, nella consapevolezza della gente, che l’intero mondo è una Lila, è il gioco di Dio. Quindi, gioite e basta. Ed è così che ha creato questa meravigliosa Festa di Holi.
Bene, allo stesso modo, quando Buddha è venuto, il primo problema è stato che ha pensato che è meglio non parlare di Dio; perché nella sua ricerca, tutti gli hanno dato come risposta “Oh! È Dio che lo fa, è lui che ti punisce, è lui che ti dà questa vecchiaia. È Dio che lo fa.”
Ma che cosa è questo Dio, dopo tutto, ma perché lo fa? È meglio chiederlo a Dio. “Dove è questo Dio?” Così ognuno ha messo ogni colpa su Dio, come al solito. Anche questo si fa oggigiorno, nulla di nuovo e insolito direi. Quindi “Questo deve essere fatto da Dio.” Se ci si taglia la gola, “Dio mi ha messo il coltello in mano e ha tagliato la mia gola.”
Così [Buddha] ha pensato che fosse meglio non parlare di Dio, perché ognuno si rivolgeva a Dio per ogni cosa.
Poi la gente che incontrava, diceva “Adesso sono diventato Dio”, e lui diceva “E come?” e quel [falso maestro] diceva di essere Dio; ma in realtà era solo uno che sapeva ipnotizzare la gente dicendo: “Io sono diventato Dio”… provate a immaginare.
Così ha pensato che parlare di Dio era molto pericoloso, perché la gente prende Dio in mano e lo usa per i propri scopi. Dicevano sempre “Oh! Questo è ciò che Dio deve fare, ed è Dio che lo ha fatto ed io sono in connessione con Dio e ora lo dirò a Dio.”
Così Buddha si è spaventato e ha detto meglio che è non parlare di Dio, perché questo mette l’attenzione della gente sui riti, sulle cose artificiali e sul costruire templi dopo templi e faceva tutte queste cose orribili, che non si dovrebbero fare.
Come per esempio, se si va a sud, troverete che nei templi, questi rasano le teste delle donne. Devono radersi completamente e sdraiarsi su un pavimento acciottolato. E le donne che si radono la testa devono rotolare lungo i lati e devono farlo per 1008 volte, immaginate!, e viene versata acqua su di loro. Dio solo sa che è rituale è quello e da dove viene. Così le povere donne devono rotolare e rotolare e rotolare, mentre i mariti e i fratelli stanno versando acqua su di loro tutti secchio dopo secchio.
Sono rimasta scioccata nel vedere questa cosa. E poi in seguito, si vede che sono diventati moderni, hanno iniziato a vendere i capelli all’estero e così il tutto divenne un grande affare a Madras. Questi capelli vennero trasformati in parrucche e vennero inviati in Inghilterra e in altri luoghi.
Quindi, in nome di Dio, sono state fatte cose ridicole, veramente ridicole.
Così lui ha pensato che fosse meglio non parlare di Dio. Il primo passo è la Realizzazione del Sé. Era un grande Sahaja Yogi devo dire, non disse nulla di Dio. Infatti disse: “Niente da fare, non parlate di Dio o altro, per prima cosa ottenete la realizzazione” – questa era la prima condizione – “stabilizzatela. Finché non avrete stabilizzato la vostra realizzazione, niente da fare”.
Quando ottenete la Realizzazione del Sé, diventate buddha
Così ha solo cominciato il suo proprio metodo di propagare buddhi, la conoscenza del Buddha, o si può chiamare buddhismo – naturalmente divenne “ismo” solo in seguito.
Quindi, ha iniziato con l’idea che la gente dovrebbe prima diventare Buddha:
- Buddha significa realizzato.
- Buddha significa conoscere.
- Buddha significa la persona che ha conosciuto, significa colui che è un’anima realizzata.
Quindi disse “Buddham Sharanam Gacchami”, mi inchino, o meglio mi arrendo (sharanam significa mi arrendo); mi arrendo ai buddha, significa a tutti i Sahaja Yogi. Siete tutti i buddha, perché voi sapete. Quando sapete, voi siete buddha.
Ora, senza entrare in tutte quelle sciocchezze di rinuncia e di radersi la testa e indossare quel vestito e tutto ciò, avete ottenuto la vostra Realizzazione. Si tratta di un corto circuito o scorciatoia.
Perché? Perché lui ha iniziato dall’altra parte. Ma se avesse iniziato direttamente da se stesso, sarebbe stato meglio.
In senso pratico vi dico come è. Supponendo, se volete riparare la vostra casa, e avete gli strumenti per ripararla. Ma supponendo che siete preoccupati per tutte le case del mondo allora cercate di ripararle tutte, né voi riparare le altre case né la vostra.
Quindi per prima cosa dovete metterlo in pratica su voi stessi. Mettete l’attenzione su voi stessi. Diversamente, anche quello è un modo per evitare di cogliere il punto, di capire la realtà, cioè che se non siete a posto voi, come potete migliorare il mondo intero? Quando la vostra attenzione va su altre cose, dovete sapere che c’è qualcosa che non va in voi, prima di tutto, e che deve essere corretta.
Ecco perché lui impiegò così tanto tempo, perché ci ha girato attorno tante volte. Dovette rinunciare alla moglie, alla famiglia, rinunciare a tutto e arrivare alla realizzazione. Infatti, rinunciando a tutto si rese conto che era lui stesso quello a dover riuscire. Il suo è stato un modo molto tortuoso. Ma voi potete semplicemente dire: “Non esiste niente altro, prima metterò a posto me stesso”. Questo è il modo sahaja.
L’idea della rinuncia è solo un mito
Ora, ciò che accadde è che quello [il modo tortuoso] divenne un metodo per arrivare a Dio. Molte persone pensano che si debba soffrire come Cristo per giungere a Dio, che si debba rinunciare al mondo dopodiché si giunge a Dio.
In realtà, rinunciare al mondo e a tutto il resto è semplicemente un mito. Come si fa a rinunciare al mondo? È un mito. A che cosa rinunciate? Voglio dire che in ogni caso non potete portare niente con voi. Potete forse? Insomma, potete forse portare via con voi, diciamo, anche soltanto un filo? Niente. Quando venite al mondo arrivate così, nascete con i pugni chiusi; quando ve ne andate le mani sono così, aperte. Avete mai visto un cadavere? Ha sempre le mani così (aperte): “Non sto portando via niente”. Se ne va proprio così (con le mani aperte).
Quindi non portate via nulla da qui. Pertanto, questo rinunciare, questo “io rinuncerò a questo e a quello, rinuncerò a mia moglie, rinuncerò a quello”, non ha senso.
Infatti, è uno stato della mente quello in cui il vostro essere diventa… non conosco il termine inglese per qualcosa che non si attacca a niente, come si dice? [Uno yogi dice qualcosa ma non si sente] No, no, no, vedete, qualche sostanza che non si attacca a niente. Noi abbiamo, ad esempio, ogni genere di plastica adesiva.
Yogi: Distaccato, Madre, distaccato.
Shri Mataji: No, è quella qualità, quella qualità del temperamento che non si attacca a niente, non si attacca a niente. Insomma, se lo mettete qui verrà via. Possiamo dire il sapone o qualcosa del genere.
Yogi: Come il mercurio, che semplicemente scorre.
Shri Mataji: Come il mercurio; ma anche il mercurio a volte può essere applicato con il calore, mentre questo è qualcosa oltre il mercurio. È qualcosa di assoluto che non si attacca a niente, sapete. Si diventa semplicemente così. Per voi, qualsiasi cosa indossiate, qualsiasi cosa abbiate, va bene.
Il nome della Dea è Nirmama. Nirmama: ossia, per Lei, niente le appartiene, vedete, non si attacca a nulla. Lei è in tutto ma non si attacca a nulla.
Ora ad esempio guardate la luce (di questa candela) qui: non si attacca a nulla, esiste di per sé. Non si attacca a nulla. Questo è l’esempio più affine; si può dire che non si attacca a niente. Qualsiasi cosa cerchi di attaccarsi ad essa si brucia, sapete.
Una persona illuminata è qualcuno che non si attacca a nulla
È così, è definita così una persona illuminata: qualcuno che non si attacca a nulla. E qualsiasi cosa provi ad avvicinarsi molto si brucia. Dunque una persona così non è attaccata a niente.
Ma non è qualcosa che si possa fare mentalmente, limitandosi a dire: “Oh, non sono attaccato a te”. Sapete, è molto comune, specialmente in questo Paese, dire: “Ti odio”. Ma voi non potete odiare nessuno – come potete? – né potete amare nessuno, perché l’attaccamento non può dare nessuna delle due qualità.
Infatti, vedete, quando siete attaccati a qualcuno dite allo stesso tempo di odiarlo e di amarlo. Infatti queste sono le due facce dell’attaccamento. Quando avete un attaccamento avete le due cose. Un momento odiate, il momento dopo amate, un altro momento odiate e poi ancora amate e non sapete che vi succede.
Ma il fatto è che la qualità della mente è tale che si attacca mentalmente o si distacca mentalmente.
In realtà, però… diciamo che amiate moltissimo qualcuno: ebbene, voi neppure morite insieme; qualunque cosa possiate provare, non potete morire insieme. Uno deve morire prima e l’altro dopo.
Buddha scoprì che il desiderio è la causa delle sofferenze
Quindi, la risposta che Buddha diede alla sua domanda sulla causa di tutte queste sofferenze, è che esse sono dovute al desiderio. Tutti questi problemi quali la morte, la vecchiaia o la malattia, nascono dal desiderio umano, sono causati dal desiderio.
Adesso osservate come nel linguaggio di Sahaja Yoga dovremmo comprendere Buddha.
Il desiderio, come sapete, è il lato sinistro. Il lato sinistro vi procura la morte. Quando il lato sinistro è usato troppo, alla fine, quando è esaurito, arrivate alla morte. Quando il lato sinistro, il desiderio è esaurito, si hanno anche le malattie. E quando il lato sinistro è usato troppo, si invecchia. Naturalmente il lato destro è quello che agisce, ma il lato sinistro è quello da cui ha origine (l’azione nasce dal desiderio, ndt). Se non avete desideri non accederete al lato destro.
Prima di tutto esiste il desiderio; il punto di partenza è il desiderio. Egli colse esattamente il punto ma non spiegò chiaramente in cosa consista il desiderio. Desiderio significa lato sinistro. Quando abbiamo il puro desiderio, ossia la Kundalini, tutte queste cose vengono neutralizzate.
Quando la Kundalini ascende, il desiderio puro, il desiderio vero, l’unico desiderio, vi procura l’assoluto grazie al quale non invecchiate, non morite e non vi ammalate; poiché acquisite ciò che è eterno ed esso non muore. Diventate lo Spirito.
Quando volete morire morite, quando volete rinascere rinascete. Avete quella natura realizzata in voi ed essa non muore. È questo che portate con voi: portate con voi la vostra Realizzazione, quando morite.
Quindi, ciò che Egli tentò di dire fu per stabilire che non si dovrebbero avere desideri. Infatti il Suo percorso fu così: passò da uno all’altro eliminando prima un desiderio, poi un altro, poi un altro, poi un altro e alla fine giunse alla Kundalini.
C’è un detto: “Ya neti neti vachane nigamo avochus”: quando si continua a ripetere “non questo, non questo, non questo, non questo, non questo”, poi si arriva ad un punto in cui si dice che ciò che alla fine rimane è il desiderio che è il desiderio puro. Il desiderio che è la Kundalini.
Se ad esempio dite: “Avrò una casa; no, no, non avrò una casa. Avrò un’automobile; no, nessuna automobile; no. Non avrò una moglie, non guarderò nessuna donna, non avrò niente a che fare con questo. Rinuncio a questo, a quest’altro, rinuncio a quello, a quello e a quell’altro ancora”, arrivate ad un punto che è un punto assoluto e lì vi rendete conto che la Kundalini ascende.
Ma io penso che questo vada troppo in là; perché non iniziare dal risveglio della Kundalini? È semplice.
Dunque Sahaja Yoga è il contrario, nel senso che è meglio iniziare dalla Kundalini e neutralizzare tutto il vostro lato sinistro. Adesso afferrate il punto?
È per questo motivo che Buddha è stato sempre considerato un ateo mentre non lo era, non era un ateo. Ma come linea di condotta Lui e Mahavira – i due erano contemporanei – decisero di non fare assolutamente mai il nome di Dio perché, quando si comincia con la questione di Dio, si costruiscono grandi filosofie e la gente si mette a fare rivendicazioni.
Ho incontrato un tipo chiamato Chinmayanand, sapete, e sono rimasta sconcertata da come parlava. Ero sorpresa. Insomma, si comportava proprio come Shri Krishna; ovviamente costui aveva un aspetto orribile, ma pensava di essere Shri Krishna in persona, sapete.
Si crea questa identificazione negli esseri umani quando si mettono a parlare di Dio o dei Suoi stili o altro. Così(Buddha) disse: “Bene, evitiamolo, parliamo solo della realizzazione del Sé. Questo è il primo passo”. E Mahavira si unì a lui in questo.
Questo, a quel tempo, fu di grandissimo aiuto per tutte le persone che vivevano nel nome del ritualismo e che dicevano: “È molto difficile, sapete. L’Induismo è il più difficile, si deve digiunare la domenica a causa del sole, il lunedì per la luna, il martedì per via di Marte”, e si andava avanti così. E quando mangiate?
Se dovete arrivare a Dio dovete fare il bagno alle quattro e poi fare questo e quello e rasarvi la testa. E poi diventare sanyasi [un eremita], e non potete mangiare questo, non potete mangiare quello e non potete fare quell’altro; avevano creato tutti questi rituali.
Il distacco deve essere interiore, non un’attitudine esteriore
(Buddha) capì che se si adotta il sanyasa metà dei desideri sono finiti. Se si è un sanyasi si svolge il lavoro di Dio e non occorre avere una famiglia o altro. Quindi metà dei vostri desideri sono finiti. Se invece si ha una famiglia si vuole fare qualcosa per la famiglia, ci si deve occupare della famiglia e si deve fare tutto questo.
Però non si rendeva conto che Lui era un’anima realizzata mentre gli altri non lo erano. Vedete, se è un’anima realizzata a fare tutto questo non fa differenza per lui avere una famiglia o meno. Per un’anima realizzata non fa differenza, perché non è attaccata.
Ma supponiamo che una persona che non è un’anima realizzata rinunci all’auto, rinunci alla casa e vada sull’Himalaya: si farà una capanna lassù e la circonderà di filo spinato. Poi potrebbe pensare a costruire una capanna in stile georgiano – uno stile inglese – perché secondo loro lo stile georgiano è sobrio. Così possiamo farla, dopo tutto siamo sanyasi: è tipico! Vi assicuro che, se ci fate caso, tutta la nostra mente occidentale si comporta così.
Dovremmo essere sobri, sapete. “È molto vistoso”, è questa la parola che useranno; se mettete anche solo una piccola (decorazione), “È “molto vistoso”. Vogliono che sia tutto modesto, insulso. Ma per quanto riguarda l’interno? È tutto stipato di bottiglie di ogni tipo di rum e altro. Però l’esterno dovrebbe essere assolutamente sobrio.
Il cibo, possibilmente, dovrebbe essere nella sua forma naturale, altrimenti non deve avere sapore. Dovrebbe essere così insipido che ogni ospite che viene a casa vostra deve morire di fame, sapete. Tutte queste idee assurde di ascetismo sono scaturite da questo.
Riguardo al vegetarianismo i giainisti andarono ad un altro eccesso. Infatti Buddha stesso non era vegetariano, lo sapete questo? Vi sorprenderà ma Buddha non era vegetariano, così come non lo era Mahavira.
Il vegetarianismo per loro era una filosofia, non un qualcosa per cui non mangiare carne e quant’altro.
Infatti Buddha morì dopo essere andato da uno dei Suoi discepoli che era uno shikari, un cacciatore. Costui aveva ucciso un cinghiale selvatico e disse che il cinghiale era stato appena ucciso e ci sarebbe voluto del tempo per cuocerlo, era mezzo crudo. Insomma, Egli, essendo indiano, non riuscì a sopportare quella cosa cotta a metà per cui (dopo averla mangiata) si ammalò per qualche problema al fegato, credo, o ebbe qualche complicazione e morì per questo.
Insomma, sapete, neppure io posso mangiare cibo mezzo cotto. Ma adesso (si mangia): “Questo (cibo) è mezzo cotto”. Mezzo cotto è orribile. Ma lo si mangia perché è modesto o perché la gente ha idea che sia molto naturale, vedete, ed è questo ciò che succede.
Ma sono tutte concezioni mentali, infatti interiormente siete attaccati. Comportandovi esteriormente in un certo modo non diventerete in quel modo.
Gli hippy, ad esempio, hanno l’idea che se vivono da primitivi diventano primitivi, mentre non è possibile. Il vostro cervello è moderno. Semplicemente vivendo o indossando una parrucca da hippy, posso forse diventare primitivo? Non posso, il mio cervello è moderno, sapete. È questo che la gente non comprende: che facciamo tutto in modo troppo premeditato e tutte queste concezioni mentali possono essere ridotte soltanto se il vostro Sé entra nella vostra attenzione. Diversamente tutte queste sono soltanto nostre proiezioni mentali.
Così gradualmente sono arrivati tutto il sanyasa e tutte queste idee; la gente ha davvero stravolto (gli insegnamenti di) tutti coloro (Incarnazioni) che sono venuti su questa terra.
Buddha e il buddismo
E la confusione che riguarda (gli insegnamenti di) Buddha è arrivata a un limite tale che a pensarci rimarrete scioccati. Si è suddiviso in molte correnti. Ma ho sentito dire da mio genero, che era andato a visitare qualche caverna dove vissero i primissimi buddisti, proprio i primissimi buddisti – non erano sostenuti dai re o altro, quindi avevano una vita dura e vivevano nelle caverne – mio genero mi ha detto che nelle caverne vi sono delle scritte in sanscrito, in lingua pali e in caratteri indiani che parlano dell’evento spontaneo che può procurare la Realizzazione del Sé. Lui le ha fotografate. Quindi sta emergendo, vedete, che conoscevano Sahaja Yoga. Lo conoscevano.
Ma poi, come ogni altra religione, anche il Buddismo si è alterato ed è sfociato in molte strane, bizzarre espressioni, diciamo: è divenuto mahayan, hinayan, cose di ogni genere.
Ma uno di loro (discepoli) si chiamava Viditama e fuggì dall’India, si stabilì in Giappone e fondò il sistema religioso Zen, in cui egli preservò l’avvenimento spontaneo.
Questo fu preservato. Un altro fu lo stile di Lao-Tse che non parlò di Dio o di Buddha ma del Tao in sé [il Tao è la Kundalini, come spiega Shri Mataji in un altro discorso], dell’energia o, possiamo dire, dell’Adi Shakti.
Da Lui nacquero pertanto queste due cose positive.
E andando a ricercare nella storia della Cina scoprirono che l’Adi Shakti era vissuta lì molti anni addietro come Quan Yin. Ecco perché Quan Yin fu riconosciuta come Dea da molti buddisti.
Poi Buddha prese anche un’altra forma, perché vi era una grande competizione tra l’induismo, gli indù e i buddisti di quei tempi. Così vollero creare… per la gente comune è molto difficile comprendere la filosofia, così pensarono di dover rappresentare Buddha come è stato e come sarà. Dissero perciò che sarebbe venuto Maitreya, come si dice, il futuro Buddha, il Bodhisattva, e iniziarono a costruire le Sue statue e via dicendo.
Così fecero diventare Buddha la (loro) divinità. Iniziarono a servirsene per rappresentare il potere divino attribuendogli delle forme e altre cose, e così accaddero molte cose.
Ma Buddha stesso era così spaventato dal ritualismo che disse: ”Non dovreste venerare niente, non dovreste costruire nessun tempio”. Allora, sapete, fu trovata la scappatoia: “Se non si devono costruire templi costruiremo degli stupa”.
Ora, in questi stupa [reliquiario] misero un dente di Buddha. Ovviamente era sensato farlo, devo dire, ma di certo Buddha aveva detto di non farlo. Tuttavia loro lo misero lì.
Lui aveva due discepoli, chiamati Sariputta e Moggallana. Erano Suoi ottimi discepoli e le loro ossa furono raccolte dopo la cremazione e poste negli stupa. Fu assolutamente sensato metterli lì.
Naturalmente le ossa e tutte queste cose non dovrebbero essere disturbate, non va bene in quanto creano problemi al corpo. Se almeno le avessero messe nella Madre Terra sarebbe andato bene, invece le misero nelle bare.
Ora, la prima bara era fatta d’oro, la seconda d’argento, la terza di ferro, la quarta di una specie di legno, per mummificare queste cose. Ma fu molto sbagliato farlo. Infatti, conservare in questo modo alcune parti del corpo di queste grandi persone, può ostacolare la loro rinascita o il corpo nel quale vogliono reincarnarsi, sapete.
Capelli o unghie vanno bene, ma non si dovrebbero conservare le parti del loro corpo in questo modo. E queste cose fornirono un’altra idea assurda a orribili esseri umani i quali pensarono che, se si deve conservare qualche parte (del corpo) di una persona divina che è morta, perché non tagliarne la mano e cose del genere?
E così, in Tibet e in tutti questi posti, specialmente in Ladakh [è un angolo del Tibet rimasto territorio indiano], usavano tagliare le mani delle persone quando morivano e celebrare grandi rituali per i morti; e poi iniziarono ad orientarsi ai morti. Così iniziarono a spostarsi verso il lato sinistro.
La maggior parte dei buddisti si spostò verso il lato sinistro, il che era assolutamente proibito da Buddha poiché Egli è sul lato destro.
Liberazione dai desideri = liberazione dall’ego
Lui disse: “Eliminate i desideri, eseguite i karma (azioni) senza desideri”. Questa era la Sua idea. Attivate il vostro lato destro senza il desiderio. Questa era la Sua filosofia; ma tutti loro sono di lato sinistro. Hanno desideri, e non solo, ma qualsiasi cosa facciano la fanno spinti dai loro desideri.
Quanti sono quelli che agiscono senza desiderio? Tutto ciò che facciamo, lo facciamo spinti dal desiderio.
Riuscite a pensare ad uno stato in cui si sia totalmente privi di desideri? Solo una Persona ce l’ha. Non c’è desiderio. Senza desideri. Tutto viene fatto senza desideri, così non esiste delusione né infelicità.
È questo il Tao. Se leggete il Tao si dice che non fa nulla, ma tutto funziona.
Quindi ciò che (Buddha) disse – che era del tutto Sahaja – è che non dovete avere desideri e dovete fare tutto(senza desideri). Ed Egli è colui che controlla il nostro ego, infatti se non avete desideri non avrete nemmeno l’ego.
L’ego si sviluppa soltanto quanto si ha un desiderio nel fare qualcosa. Quando invece si fa qualcosa solo per divertimento, solo per la gioia, solo per farlo, come potrete sviluppare l’ego? Non è possibile. È come un artista che dipinga solo per divertimento e poi lo butti via. Creare qualcosa solo per divertimento: questo è Dio. Non con il desiderio di ottenere qualcosa.
Insomma, il desiderio è così grossolano, può essere estremamente grossolano. Può diventare sempre più sottile, questo è un buon metodo; ma può anche essere davvero molto grossolano. Alcune persone, ad esempio, possono pensare: “Dovrei dipingere questo (quadro) per guadagnare molto denaro, oppure posso venderlo a qualcuno che magari è la persona più orribile ma lo venderò a lui per poter avere più denaro”. Questa è in assoluto la cosa più grossolana di tutte, sapete.
Potete infatti arrivare a fare le cose più peccaminose; insomma, non so, possono esserci desideri anche peggiori di questo, possono essercene moltissimi.
Ma in questo giorno propizio non dovremmo pensare a quei desideri così.
Quando nel nostro temperamento subentra quella purezza, per cui facciamo ogni cosa senza desiderio, ci siamo liberati del nostro ego. Il Buddha è risvegliato in noi.
È questa l’importanza di Buddha: Egli si è installato nel luogo più difficile, ossia nel lato sinistro della vostra testa, sapete [tocca la parte sinistra della fronte, che corrisponde all’Agnya destro].
Mantra insegnati dal Buddha per l’Agnya destro
Talvolta ho visto che in alcune persone si proietta fino a questo punto (inizia a toccare dalla parte sinistra della fronte e arriva fino alla tempia sinistra, ndt). Esse sentono un dolore così terribile, sapete, nell’estrarlo da lì, che non potete immaginare.
Questo terribile punto (tocca l’ego sulla parte sinistra della fronte, ndt) è così strano che, vedete, a volte può gonfiarsi in questo modo, a volte può penetrare attraverso (indica ancora la tempia sinistra, ndt); è una cosa orribile che avete sviluppato tutti moltissimo, sapete. E assume le sue forme secondo diversi modi e modalità. Per questo dobbiamo dire: “Buddham sharanam gacchami”, che significa: noi ci arrendiamo a Buddha.
Poi, la seconda cosa che dice è bellissima: “Sangham sharanam gacchami”, io mi arrendo alla collettività, il sangham. Sangha è la collettività. Mi arrendo alla collettività. L’ego si abbassa.
Prima di tutto, a Buddha, il quale è presente ed è la deità che è l’illuminazione, dite: “Io mi arrendo a Buddha”. In secondo luogo dite: “Io mi arrendo alla collettività”. La gente egoista non riesce ad arrendersi. Quindi: “Io mi arrendo alla collettività”, e per questo diciamo: “sangham sharanam gacchami”. Lo facciamo al Virata. [Virata è l’Essere Cosmico]
Qual è la terza affermazione dopo “Buddham sharanam gacchami, sangham sharanam gacchami”? La terza è:“Dhammam sharanam gacchami”. “Dhammam sharanam gacchami”. Dhammam significa religione, l’equilibrio.
Io mi arrendo alla religione che è l’essenza (della religione). Oppure potete metterlo prima: “Buddham sharanam gacchami, dhammam sharanam gacchami, sangham sharanam gacchami”. Se avete realizzato tutto questo allora possiamo parlare di Dio, non prima.
Questi tre punti devono essere realizzati.
Secondo le modalità di Sahaja Yoga lo metteremmo così: prima di tutto “dhammam sharanam gacchami”, mi arrendo alle mie virtù. Tutti i desideri possono essere rimessi alle vostre virtù. È virtuoso fare così? Potete; se siete educati in quel modo semplicemente non farete certe cose, non avrete alcun desiderio di fare qualcosa che non sia virtuoso e retto. Non lo farete proprio. Quindi: “dhammam sharanam gaccham”.
Poi dovreste dire: “Buddham sharanam gacchami”, ossia “mi arrendo alla mia illuminazione”. Questo è il secondo stadio dell’ascesa. “Mi arrendo alla mia illuminazione. L’illuminazione che ho ottenuto per il mio Spirito. È lo Spirito che mi guiderà”. Non più assurde tentazioni fisiche, mentali, emozionali. Bensì, è lo Spirito.
E, terzo: “sangham sharanam gacchami” alla collettività, al tutto, al Virata.
Questo è il modo in cui dobbiamo riuscirci.
Così infine si arriva allo stesso punto: che io inizi da me stesso. Da me stesso agli altri, non dagli altri a me stesso. È come curare l’albero dall’esterno e non dalle radici. Ma Sahaja Yoga vi cura dalle radici. Per prima cosa ottenete la Realizzazione, va bene? Poi imparate ad arrendervi al vostro dharma.
Infine diventate collettivamente consapevoli. La collettività è un modo di essere, è il senso di gioia che ricavate dalla vita collettiva. Finché non lo avete, non avete conquistato il vostro ego.
Buddha ha dunque rivestito un grandissimo ruolo nelle nostre vite. E rappresenta in noi una grandissima forza, molto potente.
Sono molto felice che il Buddha jayanti [compleanno] sia caduto qui in Inghilterra poiché, come diciamo noi, l’Inghilterra è il cuore dell’universo. Bene. E se è il cuore, tutto ciò che fate qui circolerà nell’intero universo.