Sahasrara chakra: il loto dai mille petali

L’ultimo chakra è racchiuso nell’area limbica del cervello.
Questo chakra viene chiamato Sahastrara, o Sahasrara (questo secondo nome è più semplice da pronunciare, per questo è stato adottato in Sahaja Yoga).

A livello del Sahasrara, si ritrovano tutti e sei gli altri chakra: vedi mappa dei chakra sulla testa. I sei centri si combinano tutti per formare il settimo. Le locazioni dei chakra a livello del Sahasrara sono dette Pitha. Quando la Kundalini sale (la Kundalini è la nostra energia interiore che risiede nell’osso sacro e che ci permette di riequilibrarci), attraversa i chakra lungo il canale centrale, poi entra nell’area limbica ed illumina i sette Pitha, i seggi dei sette chakra.
Essa perciò attraversa sei chakra, entra nell’area limbica ed illumina tutti i sette Pitha nel cervello, i quali sono disposti lungo la linea mediana dell’area limbica.
In ogni centro (chakra) del corpo si percepisce un diverso tipo di gioia ed esistono nomi per ogni tipo di gioia che si riceve in corrispondenza di ogni centro quando la Kundalini si risveglia. Ma quando la Kundalini entra nel Sahasrara, allora la gioia che riceviamo è detta Nirananda.  Ni significa “nient’altro” e Ananda “gioia”, ovvero Gioia Assoluta.

Quindi il Sahasrara chakra è il risultato dell’insieme dei sei chakra ed è uno spazio cavo ai lati del quale si trovano mille Nadi (canali). Nel momento in cui la luce dello Spirito penetra nell’area limbica, avviene l’illuminazione di queste Nadi, le quali appaiono come fiamme, fiamme molto delicate che ardono. E queste fiamme hanno tutti e sette i colori dell’arcobaleno. Tutte queste sette luci alla fine diventano cristalline.
Per questo motivo, il Sahasrara è poeticamente chiamato il loto dai mille petali ed è stato scoperto anche scientificamente che in effetti nel cervello esistono all’incirca mille terminazioni nervose. Gli scienziati però non sanno spiegare il funzionamento di alcune aree del cervello e dicono che siamo in grado di usarne solo una parte piccola rispetto alla totalità. Il cervello è una macchina e come una qualsiasi macchina ha bisogno di essere attivata. Nel momento in cui il Sahasrara è illuminato dalla Kundalini, questa attivazione avviene spontaneamente e possiamo percepirla sensibilmente.

Per esempio, quando nel cervello avviene l’illuminazione grazie alla Kundalini, è possibile percepire la verità attraverso di esso. Questo processo è chiamato Satyakhand, significa che “si inizia a scoprire la verità attraverso le percezioni del cervello”; infatti, qualsiasi cosa abbiate conosciuto fino ad ora attraverso il cervello non era la verità assoluta. Quando il cervello non è illuminato ciò che si vede è solo la parte più esteriore.
Si possono vedere i colori; si possono vedere i differenti aspetti estetici dei colori; si può vedere la qualità di ogni cosa. Ma a questo livello di percezione fisica e grossolana, non è possibile dire, per esempio, se un tappeto sia stato utilizzato da un santo, oppure se sia stato realizzato da una persona malvagia oppure da una persona divina. Non potete dire se un certo signore sia una persona buona o malvagia. E nemmeno possiamo affermare, riguardo ad una persona che abbia una relazione con noi, se si tratta di una buona o una cattiva relazione, che sorta di persona sia, se frequenta persone sbagliate oppure persone perbene, se ha connessione con aspetti negativi o con aspetti positivi.

Quindi, in realtà, finché la Kundalini non abbia almeno raggiunto questa zona, che corrisponde all’area limbica, non possiamo stabilire obiettivamente se una persona è autentica oppure no, se un maestro spirituale è autentico oppure no, poiché il valore spirituale non può essere percepito mediante il cervello, a meno che in esso non risplenda la luce del nostro Spirito. Ora, il centro dello Spirito, possiamo dire, è nel cuore; ma, in realtà, il seggio dello Spirito è qui sopra, in cima alla testa (vedi mappa dei chakra sulla testa) ed è a questo livello che noi ci connettiamo con il Sé Assoluto, che possiamo chiamare Dio  Onnipotente,  oppure Parvardigar (nome sufi), Sadashiva (nome indiano), o Rahim (uno dei nomi di Allah), o con moltissimi nomi; il senso è sempre lo stesso: per connetterci con l’Assoluto (yoga) dobbiamo arrivare al Sahasrara.

Come abbiamo visto, parlando dell’Agnya chakra, il primo grosso ostacolo per la nostra Realizzazione del Sé è il superamento del nostro mentale. Vediamo anche che, a questo livello, il mentale impedisce l’espansione della nostra consapevolezza verso l’assoluto, verso la conoscenza della Verità Assoluta.
Per esempio, se noi vediamo qualcuno o qualcosa, subito dei pensieri partono esprimendo un giudizio basato su certi condizionamenti che abbiamo. Ma, come dicevamo prima, nulla sappiamo dire a riguardo del valore spirituale dell’oggetto della nostra osservazione. Invece, una volta che la nostra Kundalini ci dà la percezione sottile di noi stessi e del mondo, possiamo sentire sulle nostre mani quale è il valore spirituale di ciò che osserviamo.
Questo è un primo passo per lo sviluppo della nostra percezione sottile.
Se su una delle nostre dita sentiamo fresco o caldo, allora sappiamo che significa qualcosa. Per esempio sentiamo l’indice e sappiamo che corrisponde al Vishuddhi. Nel momento in cui questa conoscenza diventa chiara e spontanea dentro di noi allora la nostra attenzione (chitta) diventa una cosa unica con la verità (satya).
Però, una volta che la nostra consapevolezza illuminata si espande ulteriormente, ovvero diventiamo Uno con il Tutto, avremo una percezione diretta del valore spirituale di ciò che osserviamo, come un’intuizione che si manifesterà nella nostra coscienza, ma che non sarà più prodotta dalla mente. Così come ora guardiamo qualcosa e possiamo vedere chiaramente che è blu senza doverci riflettere su, in quello stato percepiremo immediatamente e chiaramente anche che le qualità spirituali di quella cosa (per esempio se ha un buone Cuore, un buon Vishuddhi, etc).

Estratto da un discorso di Shri Mataji tenutosi a Nuova Delhi, il 4 Febbraio 1983. (Vedi su amruta.org)

Simboli

Elemento: Vibrazioni Divine

Colore: Arcobaleno, in pratica tutti i colori

Pianeta: Luna

Giorno: Lunedì

Pietra: Madreperla

Trattamenti

Il miglior trattamento per il Sahasrara chakra è la meditazione.
Il Sahasrara è il chakra dello Yoga, della connessione fra la nostra energia interiore e l’energia onnipervadente; per cui più questo processo di connessione è messo in atto, più il Sahasrara si apre andando ad illuminare nuovi livelli di consapevolezza (e quindi vengono attivate più parti del cervello). Quando la vostra percezione dei chakra si sarà sviluppata a sufficienza, sarete anche in grado di percepire questi cambiamenti nel Sahasrara stesso: percepirete effettivamente come, una alla volta, queste terminazioni sottili vengano attivate; una sensazione di leggerezza e liberazione accompagnerà questo processo.
Quindi, meditare regolarmente ogni giorno (mattina e sera), permette al Sahasrara di aprirsi sempre più, e di avvicinarci sempre più ad uno stato permanente di serenità e gioia interiore: il vostro paradiso personale!

Un altro trattamento (consigliato tantissimo da Shri Mataji) consiste nel massaggiare la testa con l’olio. In Prendersi cura di sé: il massaggio si vede l’importanza del massaggio per il Vishuddhi chakra, lo stesso vale per il Sahasrara chakra. Mettere l’olio sulla testa è molto importante per nutrire la cute e i capelli, per mantenere i capelli brillanti e per ammorbidirli; il massaggio agevola l’assorbimento dell’olio e stimola il cuoio capelluto.
Shri Mataji ha consigliato:

Ho detto a molti Sahaja Yogi una piccola cosa: che alla sera occorre mettere in testa un po’ di olio, che si laverà al mattino. Invece non lo fanno. Ma se lo fate,  il risultato è che vi calmate, che dormite bene. Mettere l’olio è un’ottima cosa, ne abbiamo tutti bisogno, specialmente con questo tempo freddo, ci serve.

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1 commento

  1. […] anche per i chakra esiste una suddivisione in aspetto sinistro, destro e centrale e, secondo, nel Sahasrara chakra sono riflessi tutti i […]

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