- Sanjaya disse: Allora si levò lo Spirito di Krishna e parlò ad Arjuna, il suo amico, che con gli occhi pieni di lacrime era sprofondato nella disperazione.
- Shri Krishna disse: Perché questo turbamento, o Arjuna, proprio nell’ora difficile, l’ora del giudizio? Gli uomini forti non conoscono disperazione, poiché essa non conduce al cielo e non procura fama sulla terra.
- Non cadere in debolezza degradante, perché un uomo che è un uomo non lo fa. Getta via questo ignobile scoraggiamento, e sorgi come un fuoco che brucia tutto ciò che gli è davanti.
- Arjuna disse: Devo venerazione a Bhishma e a Drona: dovrei forse uccidere con le mie frecce il fratello di mio nonno, il grande Bhishma? Dovrei forse scagliare le mie frecce contro Drona, il mio maestro?
- Dovrei forse uccidere i miei stessi maestri che, sebbene avidi del mio regno, sono pur sempre i miei sacri maestri? Preferirei in questa vita mangiare cibo di mendicante piuttosto che cibo reale che abbia il sapore del loro sangue.
- E non sappiamo se sia meglio per noi vincere o essere vinti. I figli di mio zio e re Dhristarastra sono qui davanti a noi: dopo la loro morte, dovremmo desiderare di vivere ancora?
- Nella scura notte della mia anima, provo desolazione. Nella mia pietà, non vedo la via del giusto comportamento. Io sono il tuo discepolo, giunto a te per supplicarti: sii una luce dentro di me nel sentiero del mio dovere.
- Poiché nemmeno la promessa di un regno terreno, o del regno degli dei in cielo potrebbe aiutarmi a scacciare il mio dolore che dissecca le mie facoltà.
- Sanjaya disse: Dopo che Arjuna, il grande guerriero, ebbe così alleggerito il suo cuore, “Non combatterò” disse, e poi tacque.
- Krishna sorrise e parlò ad Arjuna; proprio lì, tra i due eserciti, la Voce di Dio si pronuciò:
- Shri Krishna disse: Tu piangi per chi non merita il pianto, e le tue sono forse parole sagge? Il saggio non si addolora né per i vivi né per i morti, poiché vita e morte sono transitorie.
- Perché tutti noi ci siamo sempre stati: Io, tu, e questi re degli uomini. E tutti noi ci saremo sempre.
- Così come il Sé del nostro corpo mortale passa attraverso l’infanzia, la giovinezza e la vecchiaia, allo stesso modo lo Spirito passa in un altro corpo: di questo il saggio non dubita.
- Dal mondo dei sensi, Arjuna, vengono caldo, freddo, piacere e dolore. Essi vengono e vanno: sono temporanei. Sorgi sopra di essi, grande anima.
- L’uomo che non è da essi turbato, o Arjuna, che va oltre il piacere e il dolore, è degno di vita eterna.
- Né l’inestistente può essere, né l’esistente può non essere. Coloro che possono vedere la realtà, hanno visto questa realtà.
- Intessuto nella Sua creazione, lo Spitito, è al di là della distruzione. Nessuno può porre termine allo Spirito, che è eterno.
- Sebbene questi corpi siano destinati a perire, lo Spirito che vi dimora è immortale, incommensurabile, indistruttibile. Perciò combatti, o valoroso guerriero.
- Se un uomo pensa di uccidere, e un altro di essere ucciso, nessuno dei due conosce la Via della Verità. L’Eterno nell’uomo non può uccidere, l’Eterno nell’uomo non può morire.
- Lo Spirito non nasce e non muore mai. Esso esiste in eterno, per sempre. Mai nato ed eterno, oltre il passato e il futuro, Esso non muore quando il corpo muore.
- Quando un uomo Lo conosce come mai nato, eterno, immutabile, oltre ogni distruzione, come può quell’uomo uccidere, o spingere un altro ad uccidere?
- Come una persona lascia un vecchio vestito e ne indossa uno nuovo, così il Sé abbandona il suo corpo mortale e ne prende uno nuovo.
- Le armi non possono ferire lo Spirito e il fuoco non potrà mai bruciarlo. Acque tumultuose non possono bagnarlo, i venti non possono disseccarlo.
- Aldilà del potere della spada e del fuoco, aldilà del potere dell’acqua e del vento, lo Spirito è onnipervadente, immutabile, stabile, eterno.
- Invisibile agli occhi mortali, aldilà del pensiero e aldilà del cambiamento. Sapendo ciò smetti di soffrire.
- Ma se lo credessi destinato a rinascere e a morire in continuazione, anche così, o eroe dalle grandi braccia, cessa di soffrire.
- Perché, in verità, tutto ciò che nasce muore, e dalla morte viene la vita. Faccia a faccia con ciò che deve essere, cessa di provare pietà.
- Tutti gli esseri sono invisibili prima della nascita e dopo la morte sono invisibili di nuovo. Essi sono visibili tra due momenti invisibili. Perché provare dolore in questa verità?
- Qualcuno vede lo Spirito in una visione miracolosa, mentre un altro ne parla, qualcun altro ne sente parlare, anche senza percepirlo o conoscerlo.
- Lo Spirito che è in tutti gli esseri è immortale. Per la morte di ciò che non può morire, cessa di provare pietà.
- Pensa anche al tuo dovere e non vacillare. Non c’è cosa migliore per un guerriero che combattere in una guerra giusta.
- C’è una guerra che apre le porte del Paradiso, o Arjuna! Felici i guerrieri il cui destino è lottare per una tale guerra.
- Ma se tu non vuoi combattere questa giusta battaglia, stai venendo meno al tuo dovere e al tuo onore e stai compiendo una grave trasgressione.
- Gli uomini racconteranno del tuo disonore ora e nel tempo a venire. E per un uomo stimato il disonore è peggio della morte.
- I grandi guerrieri penseranno che tu sei fuggito dal campo per paura; proprio quelli che ti stimavano parleranno di te con disprezzo.
- E i tuoi nemici diranno di te molte parole sconvenienti, gettando scherno sul tuo coraggio. C’è per un guerriero un destino più vergognoso?
- Vinto, otterrai la gloria del cielo; vittorioso, la gloria sulla terra. Sorgi dunque, o Arjuna, con la tua anima pronta a combattere.
- Preparati alla guerra con la pace nell’animo. Sii in pace nel piacere e nel dolore, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta. Così sarai immune dal peccato.
- Quella che ho esposto è la saggezza sul piano speculativo. Ascolta ora la saggezza sul piano pratico[1]: se ne farai uso, ti sbarazzerai dalle catene dell’azione (karma). [2]
- Nessun passo è perso su questo sentiero, e nessun pericolo vi si trova. Anche un piccolo progresso in questa disciplina salva dalla paura.
- Colui che segue questo sentiero ha un solo desiderio ed esso lo conduce alla meta della sua ricerca, ma di molte specie ed infiniti sono i desideri degli uomini che mancano di un autentico spirito di ricerca.
- Ci sono uomini che, privi di discernimento, parlano molto. Essi seguono alla lettera i Veda e dicono: “Non c’è altro che abbia valore”. [3]
- La loro anima è piena di desideri egoistici, e il loro paradiso è anch’esso l’ispirazione di un desiderio egoistico. Essi pregano per ottenere piaceri e potere, e la ricompensa di tutto ciò è la rinascita terrena.
- Coloro che amano piaceri e potere e le cui menti si perdono dietro a tali parole: essi non sono adatti ad ottenere il samadhi [4].
- I Veda hanno per loro oggetto le tre Guna della natura. Sorgi al di sopra delle tre Gunas, o Arjuna! Sii nella Verità Eterna, aldilà delle contraddizioni terrene, aldilà di guadagni e possessi, segui la tua stessa anima. [5]
- Come l’uomo si serve di una sorgente d’acqua, confluita da ogni dove, così colui che vede il Supremo deve usare i Veda. [6]
- Occupati solo dall’azione, non occuparti mai dei frutti. Non essere mai spinto ad agire dalla ricompensa, né d’altro canto abbi attaccamento per l’inazione.
- Compi le tue azioni nella pace dello yoga, libero da desideri egoistici, senza essere turbato dai successi o dai fallimenti: Yoga è costanza di mente, una pace imperturbata.
- L’azione fatta per ricompensa è di molto inferiore di quella fatta nello Yoga della saggezza. Cerca la salvezza nella saggezza del tuo Sé. Sventurati sono coloro che agiscono per una ricompensa.
- Con questa saggezza un uomo va oltre ciò che è bene e ciò che è male. Diventa quindi maestro in questa disciplina: l’abile padronanza nell’azione.
- I saggi dediti allo yoga, rinunciando ai frutti delle loro azioni e liberi dalla schiavitù delle rinascite, raggiungono uno stato di suprema beatitudine.
- Quando la tua mente si lascia dietro la scura foresta del dubbio, tu andrai oltre ciò che è stato udito e si potrà udire dai precetti dei Veda.
- Quando la tua mente, confusa dalle contraddizioni delle Scritture, infine riposerà ferma in divina meditazione, allora avrai raggiunto lo Yoga.
- Arjuna disse: Qual’è il segno di un anima realizzata, stabilizzata nel Samadhi[4]? Come parla? Come siede? Come si muove?
- Shri Krishna disse: Quando uno abbandona tutti i desideri e trova soddisfazione nel Sé grazie alla gioia del Sè, allora la sua mente ha veramente trovato la pace.
- Colui la cui mente non è turbata dal dolore, non ha attaccamenti per i piaceri, è oltre la passione, il timore e l’ira, egli è un saggio dalla mente ferma.
- Colui che è libero da tutti i legami, che non si rallegra né si addolora se la sorte è buona o cattiva, costui è un saggio dalla mente ferma.
- Quando uno ritrae i sensi dagli oggetti tangibili, proprio come una tartaruga ritira le sue zampe, la sua mente diventa ferma.
- Gli oggetti tangibili, ma non i desideri, scompaiono da un’anima austera. Ma anche i desideri scompaiono in chi ha ralizzato il Supremo.
- I sensi, che agitano senza riposo la mente, trascinano impetuosamente anche l’uomo saggio che lotta per raggiungere la perfezione.
- Avendoli ricomposti armoniosamente nella meditazione, egli dovrebbe sedere in meditazione, con la mente che trova riposo in Me. Poiché quando i suoi sensi sono in armonia, allora egli ha raggiunto la serenità mentale.
- Quando un uomo indulge nel piacere dei sensi l’attrazione per essi cresce in lui. Dall’attrazione nasce il desiderio, e la brama di possesso incontentabile conduce all’ira.
- Dalla rabbia deriva l’illusione; dall’illusione la confusione della memoria; dalla confusione della memoria viene la perdita della ragione; e dalla perdita della ragione uno va verso la completa rovina.
- Ma l’anima che si muove nel mondo dei sensi mantenendoli in armonia, libera da attrazioni e avversioni, trova riposo nella pace.
- In questa calma vi è alleggerimento da ogni pena, perché quando il cuore è in pace anche la ragione trova pace.
- Non vi è saggezza per un uomo che non sia in armonia, e senza armonia non c’è contemplazione. Senza contemplazione non può esservi pace, e senza pace come può esservi gioia?
- Poiché quando la mente è incatenata ad una passione dei sensi, tale passione porta via la saggezza di quell’uomo proprio come il vento spinge un vascello tra le onde.
- Perciò, Arjuna, colui che ritira i suoi sensi dagli oggetti dei sensi, ottiene la serenità mentale.
- Nel tempo in cui per tutti gli esseri è notte, in quello stato di Divina Conoscenza e Suprema Beatitudine, vi è Luce per lo yogi realizzato (in Dio). Ma ciò che è luce per gli altri esseri, è oscurità per il saggio che vede.
- Come tutte le acque scorrono verso l’oceano, ma l’oceano non straripa mai, così il saggio prova desideri, ma rimane sempre uno nella sua pace infinita.
- Perché l’uomo che rinuncia a tutti i desideri e abbandona ogni orgoglio di possesso e di egoismo raggiunge la pace suprema.
- Arjuna, questo è lo stato dell’anima realizzata in Dio: raggiungendolo, ogni illusione se ne va. E stabilizzato in questo stato, persino nella sua ultima ora, questi può raggiungere lo stato di beatitudine.
Note
[1] “piano pratico” traduce yukti che vuol dire tecnica, trucco (inteso come trucchi del mestiere)
[2] Karma viene tradotto come “azione”, in quanto intende il nostro agire nella vita terrena; generalmente con Karma è inteso quello che ereditiamo a livello sottile dalle vite precedenti e che determina la nostra condizione iniziale di questa vita, a partire dalla quale dovremmo evolvere.
[3] Qui si nota il passaggio dall’Era di Shri Rama che aveva portato ad una rigida osservanza dei rituali, a quella di Shri Krishna che dà una visione diversa della vita: Lui dice che la vita è un gioco, una commedia di cui noi siamo gli attori e gli spettatori.
[4] lo stato di serenità mentale e unione col Divino
[5] Le tre Guna sono le qualità sottili delle tre Nadi, o canali energetici: Rajo Guna nel canale destro, Tamo Guna nel canale sinistro, Sattva Guna in quello centrale; in seguito nella Bhagavad Gita, Shri Krishna darà una descrizione più dettaglia di queste qualità e di come si manifestano.
[6] Cioè deve usarli limitatamente, come limitati sono gli usi che l’uomo fa di una sorgente (lavarsi, bere). I Veda, con il loro rigido ed “esteriore” ritualismo, non sarebbero adatti per liberare l’uomo dalla continua trasmigrazione.