Inferno e paradiso del… samurai

Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell’aldilà e fu destinato al paradiso.
Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un’occhiata anche all’inferno.
Un angelo lo accontentò.
Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletrici da far pietà.
“Com’è possibile?” chiese il samurai alla sua guida. “Con tutto quel ben di Dio davanti!” “Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all’estremità solo così possono portarsi il cibo alla bocca.”
Il coraggioso samurai rabbrividì. Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto i denti.
Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.

Samurai
Qui lo attendeva una sorpresa: il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno!
Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavola con gente seduta davanti ed un’identica sfilata di pietanze deliziose.
Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca. C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia.
“Ma com’è possibile che qui le persone sono così allegre e in forma, mentre non lo erano all’inferno dove c’era altrettanta abbondanza di cibo?”, chiese stupito l’intrepido samurai.
L’angelo sorrise: “All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”.

*******

C’era una volta un samurai che voleva conoscere la differenza tra paradiso e inferno.
Egli cercò in lungo e in largo fino a che non incontrò un maestro dal quale sperava di imparare.
E così si presentò al maestro e subito gli chiese quale fosse la differenza tra paradiso e inferno. Il maestro prese la spada del samurai e, ruotando la lama dalla parte piatta, colpì il samurai sulla testa. Il samurai rimase sorpreso, ma decise di ignorare questo atto, “Forse il maestro non ha compreso la mia domanda” pensò.
Poi, ancora una volta rivolse la stessa domanda al maestro. E di nuovo il maestro colpì il samurai sulla testa. Al ché il samurai vacillò e rimase sconcertato, ma nonostante ciò si azzardò a rivolgere la sua domanda per una terza volta; ma non riuscì a finire la sua domanda che il maestro lo colpì per una terza volta.
A questo punto, il samurai perse la calma, strappò via la spada dalle mani del maestro, la sollevò sulla sua testa ed era già pronto a colpire la testa del maestro, quando questi sollevò un dito e il samurai si fermò “Questo è Inferno”, disse il maestro.
Il samurai rimase colpito immediatamente dal coraggio di quel fragile vecchio uomo – che aveva rischiato la sua vita per la domanda di uno straniero – che cadde in ginocchio e si inchinò al Maestro.
“Questo è Paradiso”, disse il Maestro.

Antichi racconti giapponesi

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