Viveka Chudamani – Il Sommo Gioiello della Discriminazione

Verso 1: Invocazione

I miei saluti al Guru di Verità Shri Govinda* che è della natura di Suprema Beatitudine, che può essere conosciuto solo attraverso l’essenza dei Vedanta** e che è oltre il limite degli strumenti di percezione noti.

* Shri Krishna è anche chiamato Govinda
** I testi sacri

Verso 2: Gloria della vita spirituale

Fra tutte le creature viventi, una nascita umana è invero rara; ancora più difficile è ottenere una piena umanità; ancora più rara è l’attitudine sattvica nella vita. Persino dopo aver ottenuto tutte queste rare possibilità, avere fermezza nel cammino spirituale, come spiegato nella letteratura vedica, è ancora più raro; ancora di più è avere una corretta comprensione del profondo messaggio delle scritture.
La discriminazione tra reale e irreale, una personale realizzazione della Gloria spirituale e infine stabilizzarsi pienamente nella consapevolezza vivente** (che il Sé in me stesso è il Sé in Tutti/Tutto), questo giunge solo più tardi e culmina con la propria liberazione. Questo tipo di perfetta liberazione non può essere ottenuta senza azioni meritorie di molti milioni di vite ben-vissute.

* Ricordiamo che, nella cultura indiana, esiste la teoria evolutiva per cui gli esseri sono viventi sono soggetti a reincarnazione. Gli esseri umani sono i più vicini all’epitome dell’Evoluzione, che culmina con esseri umani Spiritualmente Realizzati. La nascita umana è probabilmente considerata rara a quei tempi e in rapporto alle miriadi di creature viventi.
** Indica lo stato di connessione con il Brahma, il Tutto

Verso 3: Grazie uniche nella Vita

Molto rare sono invero queste tre cose e accadono solo grazie alla massima Grazia di Dio — una nascita umana, un desiderio fervente per la liberazione, e il rifugio benedetto di un saggio illuminato.

Versi 4-7: Le Miserie di una persona non spirituale

Ci fosse un uomo che, avendo ottenuto questa rara nascita umana, insieme con l’essere di uomo* e anche una conoscenza completa delle scritture, sarebbe così sciocco da non impegnarsi a fondo per la propria Realizzazione del Sé? Uno così davvero ucciderebbe se stesso (la sua anima), andandosi ad aggrappare alle cose irreali.
C’è forse uno più sciocco di colui che, avendo ottenuto una rara possibilità di avere una nascita umana e poi anche di avere le qualità mascoline* della testa e del cuore, non sia all’altezza nei suoi sforzi di realizzare il suo più grande bene?
Lasciate che eruditi studiosi citino tutte le scritture, lasciate che le divinità siano invocate attraverso i sacrifici, lasciate che elaborati rituali siano eseguiti, lasciate che dei personali siano propiziati – tuttavia, senza la Realizzazione della propria identità con il Sé, non ci sarà liberazione per l’individuo, nemmeno nel tempo delle vite di centinaia di Brahma messi insieme**.
È chiaro che la liberazione non può essere il risultato di buone azioni, giacché le Scritture stesse dichiarano che non c’è speranza di immortalità per mezzo delle ricchezze.

* Erano altri tempi 🙂
** Per dire mai, ovvero che, senza la Realizzazione del Sé, tutte le azioni precedentemente riportate non portano alla propria liberazione.

Versi 8-13: Vie per la saggezza

Perciò, il ricercatore istruito che lotta per ottenere questa liberazione e che ha rinunciato a tutti i suoi desideri per i piaceri verso gli oggetti percepiti dai sensi (esteriori), dovrebbe debitamente approcciare un Maestro bravo e generoso, e dovrebbe vivere in accordo con il vero significato delle parole del Maestro.
Essendo asceso lungo il cammino dello Yoga attraverso una continua e giusta discriminazione, uno dovrebbe sollevare se stesso dall’oceano di cambiamenti* dove uno è venuto ad essere sommerso.
Possa l’uomo saggio ed erudito lasciar andare tutte le azione motivate dai desideri e cominciare la pratica della Realizzazione del Sé e in questo modo ottenere liberazione dagli attaccamenti della vita.
Le azioni aiutano a purificare la mente ma esse non, da se stesse, contribuiscono all’ottenimento delle Realtà. L’ottenimento della Realtà si conquista solo attraverso una ricerca interiore del proprio Sé e non certo attraverso le azioni, fossero anche milioni.
Grazie ad un pensiero chiaro e bilanciato, è possibile riconoscere la Verità e liberarci dalla paura e dal dispiacere, proprio come quando si riesce a riconoscere che quello che vediamo è una corda e non un serpente.
Né i bagni sacri o un qualsiasi ammontare di carità e nemmeno centinaia di pranayama possono darci la conoscenza del nostro Sé. L’esperienza ferma della natura del Sé si è vista ottenere dall’indagine interiore sotto la guida di un Vero Saggio.

* È il samsara, il ciclo della nascita-morte-rinascita.
** Pranayama sono esercizi respiratori

Versi 14-17: Lo studente adatto

Il massimo successo nell’impresa spirituale dipende principalmente dalle qualifiche del ricercatore. Ausiliarie facilitazioni, come il tempo e il luogo hanno anche la loro importanza, ma sono essenzialmente di secondaria importanza.
Perciò, un vero ricercatore del Sé dovrebbe procedere con la sua indagine dopo aver devotamente approcciato un Maestro che sia stabilizzato nell’esperienza del Sé e che sia un Oceano di Compassione.
Uno che abbia un’acuta memoria, che sia colto e che sia capace di una chiara analisi e discussione dei pro e dei contro, è una persona adatta a ricevere l’ Atma Vidya, la Conoscenza del Sé.
È considerato qualificato per la ricerca della Realtà Suprema, solo chi ha discriminazione, distacco, ed è dotato di qualità quali la calma ecc. e soprattutto un fervente desiderio per la sua liberazione.

Versi 18-30: Le quattro qualifiche

I Grandi Saggi hanno parlato di quattro requisiti grazie alle quali, se presenti, è possibile ottenere la Realizzazione del Brahman e, in assenza della quali, non è possibile ottenerlo.
Prima viene l’abilità di discriminare ciò che è Reale da ciò che è irreale; poi viene la liberazione dal desiderio di gioire dei frutti delle azioni da ora in poi; dopodiché c’è il gruppo delle sei virtù, a cominciare dalla calma; e l’ultimo requisito è un indubbio e intenso desiderio per la liberazione.
Una ferma convinzione che solo il Brahman sia Reale e il mondo tangibile sia irreale, è conosciuta come discriminazione tra Reale e irreale.
Il desiderio di lasciar andare i piaceri transitori ottenuti attraverso i sensi (il vedere, il sentire, ecc.), e anche le esperienze ottenute corpo mortale alla forma di Brahma, è chiamato distacco.
Lo stato di mente tranquilla che riposa costantemente sulla contemplazione della meta, dopo aver ripetutamente distaccato se stessa dalla miriade di oggetti tangibili, attraverso un processo di continua osservazione dei loro difetti, è chiamato Sama.
Deviare entrambi i tipi di organi di senso (sia di conoscenza che di azione) dagli oggetti tangibili, andandoli a riportare nei propri rispettivi centri di attività, è detto Dama (auto-controllo). Il migliore Uparati è la condizione delle onde di pensiero che risultino essere libere dall’influenza degli oggetti esteriori**.
Titiksa o tolleranza è la capacità di resistere ai dispiaceri e alle sofferenze senza sforzarsi di trovare un rimedio o una vendetta, essendo sempre liberi da ansietà o rimpianto.
Quella cosa tramite la quale uno comprende l’esatto messaggio delle scritture come pure le parole significative del precettore è chiamata Shraddha*** dal saggio; grazie ad essa la Realtà può diventare manifestatamene chiara.
Samadhana è quella condizione in cui la mente è costantemente rivolta alla totale contemplazione del sempre-puro Brahma, senza indulgere appresso alle curiosità della mente.
Mumuksutva è l’ardente desiderio di liberare se se stessi, andando a realizzare il proprio vero Sé — distinguendolo da tutti i legami, da quello dell’Ego a quello dell’identificazione con il corpo, che sono legami derivati dall’ignoranza.
Anche se leggero o moderato, questo desiderio per la liberazione può portare risultati attraverso la grazia del Maestro e attraverso il distacco, la tranquillità della mente, ecc.
La calma e altre pratiche hanno il loro senso e portano frutto invero, solo in chi ha un intenso spirito di rinuncia e desiderio di liberazione.
Il silenzio mentale (Sama), così come le altre pratiche simili, diventano inefficaci come il miraggio in un deserto, in colui che ha un debole distacco e un debole desiderio di liberazione.

* Il ritiro dei sensi dentro di sé, come le tartarughe ritirano i propri arti nel guscio.
** Praticamente il nostro pensiero non è condizionato dall’ambiente circostante, ma è dato dal nostro puro Sé.
*** Shraddha: Sebbene normalmente si traduca con fede, Shraddha significa “abilità di abbracciare la verità”.

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