Verso 31: Ferma e profonda Bhakti
Tra i mezzi e le condizioni necessarie per la liberazione, la sola devozione (Bhakti) è la suprema. Una costante contemplazione della propria reale Natura è chiamata devozione.
Versi 32-40: Cortesia nell’approccio e nel domandare
Altri dicono che Bhakti significa una costante indagine nella Verità del proprio Sé. Uno che abbia i summenzionati requisiti e sia desideroso di conoscere la Verità del Sé dovrebbe, perciò, approcciare un Maestro illuminato per redimere se stesso dalla schiavitù.
Un insegnante è colui che è portato per le scritture; che è puro, non affetto dai desideri; che è un perfetto conoscitore del Supremo, che risiede sempre nel Supremo; che è calmo come il fuoco che ha bruciato il suo combustibile; che è uno spontaneo oceano di compassione che non abbia bisogno di una causa per la sua espressione; che è un amico intimo di tutte le persone buone che si arrendono a lui.
Onora quel Maestro con una profonda devozione e quando il Maestro è compiaciuto con la tua arresa, umiltà e servizio, approccialo e chiedigli quello che è da sapere.
O Maestro, O amico di tutti che con rispetto si arrendono a te, tu oceano di compassione, rendo saluto a te; salvami, giacché sono caduto nel mare dell’esistenza terrena, con un solo sguardo diretto dai tuoi occhi che riversano il nettare della Grazia Suprema.
Sto bruciado nel dicampante fuoco infernale di questa foresta di mondo; sono stato strattonato dalle crudeli tempeste della sventura; sono terrorizzato — O Signore! salvami dalla morte*, ho cercato rifugio in te, perché non conosco un altro rifugio.
Ci sono santi pacifici e magnanimi – come la stagione primaverile – che fanno sempre del bene all’umanità. Essi hanno oltrepassato il terribile oceano dell’esistenza (incarnata) attraverso i loro propri sforzi e, senza alcun motivo personale, aiutano gli altri ad attraversarlo.
Invero, è proprio la natura dei magnanimi che aiuta a rimuovere le pene degli altri, proprio come la luna grazie alla sua natura rinfresca la terra scottata dai raggi ardenti del sole.
O Signore, il tuo parlare intriso di nettare, addolcito dall’elisirica beatitudine del Brahman, pera, rinfrescante, che sgorga in rivoli dalle tue labbra come l’acqua da un vaso, e così piacevole da sentire – inonda me che sono tormentato dalle afflizioni del mondo, come lo è dal fuoco una foresta in fiamme. Beati sono coloro che hanno ricevuto persino uno sguardo di passaggio dai tuoi occhi, accettandoli sotto la tua protezione.
Come attraversar questo oceano di esistenza terrena? Quale deve essere la mia ultima destinazione? Quale dei molti mezzi dovrei adottare? Non conosco nessuno di questi, O Signore! Salvami e descrivi in tutti i dettagli come porre fine alla miseria di questa esistenza terrena.
Versi 41-47: I consigli amorevoli del Maestro
Come il ricercatore parla, cercando protezione per il fatto di essere afflitto dall’incendio del fuoco del Samsara, il nobile Maestro lo guarda con tutta la sua pietà e gentilezza e spontaneamente dispensa su di lui la protezione dalla paura.
A lui che, assetato di liberazione, ha cercato la protezione del Maestro, e che si mantiene nelle restrizioni date dalle (sacre) scritture, che ha mente calma e cuore sereno, il Maestro dovrebbe sare la conoscenza della Verità con massima gentilezza.
Paura no, o sapiente! Non c’è pericolo per te. C’è un modo per attraversare questo oceano di relativa esistenza. Ti istruirò sul vero cammino attraverso il quale antichi Veggenti hanno raggiunto l’Oltre.
C’è un mezzo supremo tramite il quale puoi porre fine alla paura della esistenza relativa; tramite la quale attraverserai il mare del Samsara e otterrai la Beatitudine Suprema.
La più alta conoscenza si eleva da ogni indagine nel significato dei Vedanta. Tramite questa conoscenza, immediatamente un totale annientamento di tutti i dispiaceri della nascita e della morte prendono luogo.
Fede, devozione e la pratica della meditazione – queste sono dichiarate nelle scritture come gli elementi base che aiutano il ricercatore ad ottenere la liberazione. Chiunque persegue queste è liberato dalla prigionia del corpo, misteriosamente forgiata dall’ignoranza spirituale.
Tu sei invero il Sé supremo, ma a causa della tua associazione con l’ignoranza, ti ritrovi sotto la prigionia del non-sé, che è l’unica causa del ciclio delle nascite e delle morti. Tutti gli effetti dell’ignoranza, dalle radici ai rami, sono bruciati via dal fuoco della conoscenza, che sorge dalla discriminazione tra questi due: il Sé e il non-sé.**
* Prigionia del corpo significa falsa identificazione del corpo con il proprio Sé. Questa è considerata essere l’ignoranza base nei Vedanta e la causa primaria del Samsara, il ciclo infinito di nascite e morti.
** Nota: questo verso ammirabilmente riassume l’intero insegnamento di Shankara. Come evidenziato nel verso precedente, la falsa identificazione del Sé con il non-sé è considerata essere la causa primaria del Samsara. Quando attraverso la ricerca del Sé questa falsa identificazione è rimossa, questa è chiamata liberazione.
Versi 48-49: Domande del discepolo
Il discepolo disse: “Gentilmente ascolta, o Maestro, le domande che sto per porti. Ascoltando le loro risposte dalle tue labbra, mi sentirò interamente e fortunatamente gratificato.
Che cosa è invero la schiavitù? Come è venuta? Come essa continua ad esistere? Come fa uno a uscirne fuori completamente? Che cosa è il non-sé? Chi è il supremo Sé? E cosa è il processo di discriminazione tra questi due? Per favore, spiegami tutte queste cose.”
Verso 50: Il Maestri risponde
Il Maestro rispose: “Benedetto sei tu: perché desideri ottenere l’assoluto Brahman andandoti a liberare dalla schiavitù dell’ignoranza. Invero, tu hai soddisfatto la tua vita e hai glorificato la tua famiglia.”
Versi 51-56: Il valore dell’impegno individuale
Un padre ha i suoi figli e altri per salvarlo dai suoi debiti finanziari, ma non c’è nessun altro che se stesso per redimersi dalla propria schiavitù.
L’esaurimento e la fatica causate dal portare un peso sulla testa, possono essere alleviate da altri che vengono in aiuto. Mentre il dolore causato dalla fame ecc. solo da se stessi, non da altri, può essere placato.
Il paziente che segue fedelmente la giusta dieta e prende le giuste medicine gli accade di ricoverarsi dalla malattia; non gli succede certo se è qualcun altro a farlo al suo posto.
La vera natura della Realtà deve essere conosciuta dalla propria personale esperienza, attraverso occhi di chiara comprensione, e non attraverso il resoconto di un uomo erudito. La bellezza della luna è goduta attraverso i propri occhi. Potrebbe uno apprezzarla attraverso la descrizione di altri?
Chi altro, se non se te stesso, potrebbe aiutarti a sbarazzarti dalla schiavitù causata dalle catene dell’ignoranza, dal desiderio, dall’azione, ecc. anche in centinaia di milioni di anni?
Versi 56-61: Conoscenza del Sé, la sua bellezza
Né tramite lo Yoga* o il Sankhya**, né tramite l’azione o l’istruzione è possibile avere la liberazione. Solo tramite la realizzazione dell’unità del Brahman (Assoluto) e l’Atma (il Sé individuale) è possibile avere la liberazione, e in nessun altro modo.
La bellezza della Vina e l’abilità nel suonare le sue corde serve solo a compiacere il pubblico; ma di per sé non si dimostra mai sufficiente per conferire piena sovranità.
Sonori discorsi in fiumi di parole, l’efficienza di esposizione o di commentare le scritture, l’erudizione – queste cose portano solo una piccola gioia, una materiale soddisfazione allo scolaro; ma sono insufficienti per portare la liberazione.
Senza conoscere la Suprema Realtà, lo studio degli Shastra è futile. Avendo conosciuto la Suprema Realtà, lo studio degli Shastra è egualmente futile.
Il labirinto di parole è una fitta giungla che spinge la mente a vagare, nella sua propria confusione. Perciò, i veri ricercatori del Brahman dovrebbero onestamente venire a sperimentare la Reale Natura del Sé.
Per colui che è stato morso dal serpente dell’ignoranza, il solo rimedio è la conoscenza del Brahman. Quale potrebbe essere l’utilità dei Veda e delle scritture, dei mantra e delle medicine per la vittima di un tale veleno?
* Con Yoga, noi (in Sahaja Yoga) intendiamo proprio la connessione fra Atma e Brahman (yoga significa proprio “unione”); probabilmente qui l’autore intende la pratica delle tecniche Yoga ai suoi tempi.
** Sankhya è una delle più antiche e ortodosse scuole filosofiche indiane.
Versi 62-71: La diretta esperienza dà la liberazione
Una malattia non è curata dal semplice ripetere il nome della medicina, senza prenderla. Allo stesso modo, senza la diretta Realizzazione, nessuno può essere liberato dal mero proferire della parola ‘Brahman’.
Senza raggiungere la dissoluzione del mondo percepito (con i sensi) e senza aver realizzato la Verità del Sé, come può uno ottenere la piena liberazione dalla mera ripetizione della parola ‘Brahman’? Sicuramente risulterà solo in un spreco di parole.
Senza eliminare i suoi nemici e senza portare allo splendore l’intero regno sotto il suo dominio, semplicemente ripetendo “Io sono un imperatore”, uno non può diventare un imperatore.
Un tesoro nascosto nel profondo della terra può essere trovato se si conosce l’esatta ubicazione, se si scava rimuovendo terra e sassi che lo ricoprono; non potrà mai venir fuori andando semplicemente a pronunciare il suo nome. Allo stesso modo, la pure Verità del Sé, nascosta dall’illusione (Maya) e i suoi effetti, può essere ottenuta attraverso le istruzioni di colui che conosce il Brahman, seguita da riflessione, meditazione, ecc. Ma il Sé non potrà mai emergere e manifestarsi ripetendo un contorto ragionamento.
Perciò, il saggio ricercatore dovrebbe, come nel caso di una malattia, sforzarsi con ogni mezzo a disposizione per essere libero dalla schiavitù del Samasrara.
Le domande che ha posto oggi sono eccellenti, accettate da chi è portato per le Scritture, aforistiche, piene di profondo significato e tali da essere adatte ad essere conosciute da tutti i ricercatori.
Ascolta attentamente, O sapiente, quello che ho ora da dirti. Ascoltandolo sarai completamente liberato dalla schiavitù della esistenza terrena (Samsara).
Il primo passo verso la liberazione è il completo distacco dalle cose transitorie. Poi segue la calma, l’auto-controllo, la tolleranza, e la completa rinuncia a tutte le azioni egoistiche.
Dopodiché, viene l’ascolto, poi la rifessione su ciò che si sente e poi la meditazione, continua e prolungata, sulla Verità per il saggio. Infine, il ricercatore, che abbia imparato bene, ottiene il supremo stato di Nirvikalpa*, e realizza la Beatitudine del Nirvana in questa stessa vita.
Ora andrò a descrivere la discriminazione tra Sé e non-sé più dettagliatamente – è quello che dovresti sapere. Ascolta bene e poi fanne buon uso.
* Nirvikalpa è lo stato di consapevolezza senza dubbi; mentre Nirvichara è lo stato di consapevolezza senza pensieri, ed è il primo stato che incontriamo praticando Sahaja Yoga.