Versi 189-191: Ātman, l’inattaccato
L’Atma, che è Conoscenza Assoluta, splende da sé, entro i respiri vitali (prana), nel cuore. Sebbene immutabile, esso appare essere colui che agisce e che fa esperienza, per via della sua posizione all’interno del corpo che è il tramite per il mondo tangibile (upadhis).
Questo Atma, sebbene il Sé di tutto, per via di un erronea identificazione con l’intelletto, assume le limitazioni dell’intelletto e considera sé stesso come qualcosa di diverso da sé – proprio come i vasi si ritenessero differenti dall’argilla dei quali sono fatti.*
Anche se il Supremo Sé è per natura perfetto e immutabile, a causa della sua associazione con la dimensione tangibile, esso prende parte alle caratteristiche di questa dimensione e appare agire, proprio come il fuoco senza forma assume la forma del ferro nel quale è inerente.
* Il Sé è un qualcosa di assoluto che è connesso con Tutto, ma l’intelletto spinge l’individuo a ritenersi individuo, ovvero separato dal Tutto, e quindi diverso dalla sua stessa essenza, l’Atma.
Versi 192-193: Discepolo, come distinguere il Sé supremo dal sé incarnato
Il discepolo chiese: Che il supremo Sé sia venuto a considerarsi come il sé incarnato, a causa dell’illusione o altrimenti, è una sovrapposizione che è senza inizio; ciò che è senza inizio non può essere detta avere una fine.
Così lo stato incarnato del Sé deve anche essere senza fine, sempre soggetta alla trasmigrazione. Per favore, dimmi, O venerabile Maestro, come potrebbe esserci allora liberazione per il Sé?
Versi 194-206: La Conoscenza del Sé dà liberazione
Il rispettato maestro rispose: Hai fatto una domanda corretta. Ascolta allora attentamente. Le cose evocate dall’immaginazione, che è essa stessa un prodotto dell’illusione non possono mai essere accettate come ‘fatti’.
Poiché il Sé che è inattaccato, immobile e senza forma, non ci può essere connessione con gli oggetti del mondo altri che attraverso l’illusione, proprio come il blu ecc. visto nel cielo non ha connessione con il cielo (ma è solo un’impressione dei nostri sensi).
Lo stato incarnato del Sé che è il Testimone, che è oltre tutte le qualità e le attività, e che è sperimentato all’interno come Conoscenza e Beatitudine Assolute, è irreale; e non è altro che un’illusione causata dalle mente. Poiché per natura esso è irreale, cessa di esistere una volta che l’illusione è svanita.
Essendo sata causata da un errore di giudizio e di falsa comprensione, questo stato incarnato può esistere solo fino a che l’illusione perdura. La corda è scambiata per un serpente solo quando c’è un’illusione; quando l’illusione svanisce, non ci può essere più un serpente, in questo caso.
Così, anche l’ignoranza (avidya) e i suoi effetti sono detti essere senza inizio. Ma quando c’è un sorgere della Conoscenza (vidya), allora l’ignoranza, anche se è senza inizio, è distrutta, dalle radici ai rami.
Proprio come i sogni svaniscono al risveglio, anche così l’universo dei fenomeni non è eterno; è evidente come la “pre non-esistenza” (prak-abhava).
Sebbene sia senza inizio, la “pre non-esistenza” è osservata avere una fine. Così anche, lo stato incarnato che è immaginato nel Sé, attraverso la sua apparente associazione con la dimensione tangibile (come l’intelletto), è non reale.
Ma l’altro, il Sé, è intrinsecamente differente dallo stato incarnato. La connessione tra il Sé e l’intelletto è dovuta alla “falsa conoscenza”-
La falsa conoscenza cesserà di funzionare all’alba della giusta conoscenza e in nessun altro modo. Secondo le Scritture, la realizzazione dell’identità del Sé (Atma) con l’Assoluto (Brahma) è la giusta conoscenza.
Questa realizzazione viene solo attraverso la giusta discriminazione fatta tra il Sé e il non-sé. Questo è perché uno deve sforzarsi di discriminare tra il Sé interiore e il sé non reale.
L’acqua che è estremamente fangosa appare come acqua trasparente quando il fango viene rimosso. Così anche, il Sé splende chiaramente quando le impurità sono state rimosse.
Il Sé interiore è chiaramente realizzato come Eterno Sé quando l’irreale cessa di esistere. Così uno deve sforzarsi di rimuovere completamente il sé irreale, partendo dall’ego ecc. dall’Eterno Sé.
Per le seguenti ragioni, l’involucro intellettuale di cui abbiamo parlato in precedenza, non può essere il supremo Sé: esso è soggetto acambiamento, è inerte e privo di sensibilità, è limitato, è un oggetto di percezione e non è costante. Il non-eterno, invero, non può essere considerato essere eterno.
Versi 207-211: Descrizione dell’ānandamaya kosha, l’involucro della gioia
L’Anandamaya kosha (l’involucro della gioia) è quella modificazione della nescienza che appare come un riflesso del Sé, che è Assoluta Beatitudine. Piacere ecc. sono i suoi attributi ed essa salta fuori alla vista quando un oggetto favorevole ad essa si presenta. Il fortunato la sente spontaneamente quando i frutti delle buone azioni si manifestano. Ogni cosa, senza il minimo sforzo, trae grande gioia da essa.
L’Anandamaya kosha è pienamente manifesta nello stato di sonno profondo. Mentre nel sonno e nella veglia essa è solo parzialmente manifesta dipendendo dalla vista degli oggetti desiderati ecc.
Nemmeno l’involucro della gioia può essere il Sé Supremo, perché ha attributi che sono sempre mutevoli. È una modificazione della natura primordiale (Prakriti), è un effetto delle buone azioni del passato, e giace incorporata con gli altri involucri che sono essi stessi tutte modificazioni.
Quando i cinque involucri sono stati negati attraverso il ragionamento basato sui testi autorevoli delle scritture, allora la culminazione del processo che rimane come substrato, è il Testimone, la Conoscenza Assoluta, il Sé.
Questo Atma è auto-illuminato e distinto dai cinque involucri. È il testimone dei tre stati, è Reale, è senza modificazioni, è immacolato e di beatitudine imperitura. La persona saggia dovrebbe realizzarLo come il proprio vero Sé.