Il corpo della persona liberata rimane come la muta del serpente. Qui e là, egli è mosso dalla forza del Prana, come gli aggrada.
Proprio come un pezzo di legno è portato dalla corrente verso un campo alto o basso, così anche il corpo del liberato è portato dallo slancio delle passate azioni e dei loro frutti, come e quando essi si presentano.
Attraverso i desideri prodotti dal Prarabdha Karma, l’uomo della Perfezione, privato dell’idea del corpo, si muove nel mezzo dei piaceri dei sensi, apparendo come uno soggetto alla trasmigrazione. Egli, comunque, vive immobile nel corpo, come un testimone, libero dalle agitazioni mentali, come il perno della ruota di un vasaio.
Egli non dirige gli organo di senso verso i loro oggetti, né li distacca da essi, ma rimane come un indifferente osservatore. La sua mente essendo inebriata dalla Beatitudine del Sé, egli non mantiene nessun riguardo per i frutti delle azioni.
Colui che ha rimosso l’ansietà di raggiungere l’obiettivo o non raggiungerlo, e risiede come Sé solamente, invero, è egli Shiva stesso, il migliore fra i conoscitori del Brahman.
Il perfetto conoscitore del Brahman diventa eternamente libero, persino in questa vita ed è soddisfatto; egli si fonde con il non-duale Brahman – attraverso la distruzione dei condizionamenti (upadhis).
Proprio come un attore, che indossi le vesti del suo ruolo o meno, è sempre la stessa persona, così anche, il perfetto conoscitore del Brahman è sempre Brahman.
Il corpo di un saggio, che ha realizzato se stesso come Brahman, può appassire e cadere ovunque come la foglia di un albero; (non ha importanza) giacché è stato già bruciato dal fuoco della Conoscenza.
Il saggio è fermamente stabilizzato nell’eterna Realtà, il Brahman, come Infinita, non.duale Beatitudine, non dipende dalla usuale considerazione di posto, tempo, ecc. per lasciar andare il sacco di pelle, carne ed escrementi.
Abbandonare il corpo o la roba o la bacinella dell’acqua non è liberazione; la vera liberazione è separare i nodi del cuore formati dall’ignoranza.
Se una foglia cade in un ruscello o un fiume, in un posto consacrato a Shiva o ad un incrocio, quale bene o male conferirà all’albero?
Come la distruzione di una foglia, fiore o frutta non colpisce l’albero; così pure, dalla distruzione del corpo, gli organi di senso, i prana e l’intelletto, il Sé, l’eterna Realtà, non è mai colpita. È l’incarnazione della Beatitudine che è la propria Reale Natura e sempre esiste come l’albero.
“L’incarnazione della consapevolezza” – in queste parole le scritture indicano la vera natura del Sé. Avendo stabilizzato la sua Realtà, le scritture parlano solo della distruzione degli apparenti condizionamenti.
“Immortale è questo Sé (Atman), mio caro” – questo passaggio delle scritture parla dell’Immortale nel mezzo delle cose finite e soggette a modificazione.
Proprio come la pietra, l’albero, la paglia, il grano, la buccia, ecc. sono ridotti in cenere quando bruciati, così anche, l’intero universo oggettivo comprendente il corpo, gli organi di senso, i prana, la mente, ecc. sono ridotti al supremo Sé quando bruciati dal fuoco della Conoscenza.
Proprio come l’oscurità – che è distintamente differente dalla luce solare – svanisce nella luminosità del sole, così anche l’intero universo oggettivo svanisce nel Brahma.
Proprio come un vaso è rotto lo spazio occupato dal vaso diventa spazio illimitato, così pure, quando i condizionamenti sono distrutti, il conoscitore del Brahman diventa il Brahman stesso.
Proprio come il latte versato nel latte, l’olio nell’olio e l’acqua nell’acqua diventano uniti e uno, così anche, uno che sia realizzato il Sé diventa uno con il Sé.
In questo modo essendo uno, avendo ottenuto una pura esistenza nell’ininterrotto stato di Brahman, il ricercatore non trasmigra più.
Realizzando l’unità del Sé individuale e del Brahman, i suoi corpi (grossolano, sottile e causale) dovuti all’ignoranza sono bruciati ed egli diventa Brahma stesso; come può mai Brahman (l’innato) avere rinascita?
La Maya-che fa apparire schiavitù e apparizione non esiste veramente nella Realtà, che è il proprio Sé, proprio come l’apparizione e la sparizione del serpente non sono la corda che non subisce cambiamenti.
Quando c’è la presenza o l’assenza del velare, si può parlare di schiavitù e liberazione. Non ci può essere velatura per il Brahman giacché Esso è evidente e non c’è una seconda cosa oltre esso. Se ci fosse, contraddirebbe la non-dualità del Brahman; le scritture non permetteranno mai dualità.
Schiavitù e liberazione sono attributi dell’intelletto che l’ignorante sovrappone sulla Realtà, come il nascondersi il sole è nascosto agli occhi a causa della sovrapposizione delle nuvole. In effetti, questo immutabile Realtà è Assoluta Conoscenza, non-duale e non attaccata.
I concetti che la schiavitù è e non è, sono, con riferimento alla Realtà, solo attributi dell’intelletto. Essi non appartengono mai al Brahman, l’eterna Realtà.
Perciò, schiavitù e liberazione sono fatte apparire dalla Maya e non esistono nel Sé. Come non ci può essere limitazione riguardo lo spazio infinito, come può esserci qualche limitazione riguardo la suprema Realtà che è priva di parti, priva di attività, serena, irreprensibile, incontaminata e non.duale?
Non c’è nascita, né morte, né schiavitù, né aspirante spirituale, né ricercatore della liberazione e nemmeno il liberato. Questa è la Verità ultima.
Versi 576-578: Il beato discepolo liberato
Considerando che tu sei un ricercatore della liberazione, privo delle macchie di questa Era Oscura, con la mente libera dai desideri, oggi ti ho rivelato, ancora e ancora, come avrei fatto a un mio figlio, il supremo e profondo segreto, la più profonda essenza del Vedanta, la corona di tutti i Veda.
Udendo le parole del Maestro, il discepolo si prostrò a lui con reverenza, e ottenendo il suo permesso, andò per la sua via, liberato dalla schiavitù.
E il Maestro, la sua mente immersa nell’oceano dell’eterna Beatitudine, sempre se ne andava in giro, davvero benedicendo il mondo intero.
Versi 579-581: La gloria del libro di testo
Così, per mezzo di un dialogo tra il Maestro e il discepolo, la vera natura del Sé (Atman) è stata indicata per la facile comprensione dei ricercatori della liberazione.
Possano i ricercatori della liberazione, quelli che hanno pulito se stessi dalle macchie della mente osservando i metodi prescritti, che sono indifferenti ai piaceri mondani, che hanno menti serene e traggono diletto nelle scritture, apprezzare questo benefico insegnamento.
Per coloro che sono afflitti nel samsara dalle bruciature causate dai raggi solari delle sofferenze, e coloro che vagano nel deserto dell’illusione in cerca d’acqua, per loro questo è il glorioso messaggio di Shankara, che indica l’Oceano di Nettare, il non-duale Brahman, a portata di mano, in modo da guidarli alla liberazione.