Gli Sloka, più precisamente detti Shloka (in sanscrito श्लोक), sono un genere poetico sviluppato secondo la metrica vedica Anustubh. Il Mahabharata e il Ramayana, le più famose epiche indiane, sono scritti prevalentemente in Sloka.
Nel nostro caso andremo semplicemente a considerare alcune brevi Sloka in sanscrito, ognuno di essi riferito ad un particolare chakra. Grazie al Dr Arun Apte (cantante e insegnante di canto indiano tradizionale) abbiamo delle registrazioni di questi Sloka la cui l’intonazione segue anche un particolare Raga che è quello specificamente benefico per il chakra trattato. Nulla vieta di seguire altri stili; infatti questi Sloka si trovano ampiamente diffusi anche sul web, in quanto non sono specifici di Sahaja Yoga.
Una cosa importante da notare riguardo a questi Sloka è che essi fanno riferimento ai principi divini (detti altresì archetipi o deità) che risiedono nei nostri chakra. Questi principi sono stati definiti in modo da poter essere compresi a livello umano: si è data forma al senza forma. Per cui avremo nel Mooladhara chakra Shri Ganesha, che è il bambino dalla testa d’elefante per rappresentare l’innocenza e la saggezza in noi; avremo nel chakra del Cuore Shri Shiva, che è il Sé universale e individuale, che è sempre in meditazione ed è colui che gioisce della creazione. Questi principi sono stati tutti discussi ampiamente nelle lezioni sui chakra.
L’altra cosa importante da notare è che se questi principi non vengono rispettati dentro di sé allora, sarà difficile che i propri chakra rimangano in equilibrio, perché anche la sfera spirituale del proprio essere ha la sua importanza e, per quanto la si possa ignorare, è sempre presente e merita un’adeguata cura. Quindi mantenendo questi principi intatti, il sistema sottile risulta essere completamente armonioso, realizzato; mentre se, in qualche modo, ci si allontana da questi principi, si creano delle disarmonie nel sistema che possono condurre ad una dissociazione fra le varie parti del nostro essere (per esempio la testa potrebbe andare in una direzione mentre il cuore andrebbe in un’altra direzione; oppure le nostre emozioni sono dissociate dalle nostre azioni, e via dicendo).
In verità, è la dimensione spirituale a venire prima di tutto, non è sussidiaria; nel momento in cui la trascuriamo allora cominceremo ad avere problemi anche nelle altre dimensioni del nostro essere (emozionale, mentale, fisica). Yoga significa unione del nostro Sé individuale con il Sé universale, ma significa anche integrazione di tutte le dimensioni del nostro essere.
Per cui, cantare questi Sloka non dovrebbe essere considerato solo un esercizio fisico, ma dovrebbe esserci la comprensione dell’effetto che essi hanno sul nostro sistema sottile e il dovuto rispetto. Diciamo che questa pratica dovrebbe essere parte della nostra meditazione; per cui prima di cominciare dovremmo alzarci la Kundalini, darci i bandhan ed essere in uno stato meditativo, ovvero in uno stato ricettivo. Altrimenti non avrebbe senso: sarebbe come parlare con qualcuno al telefono, senza che prima sia stata fatta la chiamata e quindi la connessione con il nostro interlocutore.
Abbiamo raggruppati gli Sloka come segue: